TERRA SANTA – ( 7 Giugno )


11:40
Nel 2010 il 78% dei palestinesi residenti a Gerusalemme Est viveva sotto la soglia della povertà. Quota che sale all’84% se si considera la fascia dei minorenni. Si tratta di individui che vivono con somme inferiori ai 470 euro al mese (o di nuclei familiari tipo di quattro membri che sbarcano il lunario con meno di 1.200 euro). Sono solo alcuni dei dati che emergono da un recentissimo rapporto dell’Associazione per i diritti civili in Israele (Acri) che riprende le statistiche dell’Istituto nazionale di assicurazione, uno dei pilastri dello Stato sociale in Israele. Nel rapporto, di cui il sito terrasanta.net offre una sintesi, emerge anche che “la situazione appare in via di deterioramento e lo conferma un raffronto con i dati del 2006, anno in cui poteva essere considerato molto povero il 64% della popolazione palestinese e il 73% dei minori”. Secondo Acri, le ragioni principali della povertà a Gerusalemme Est sono il muro di separazione, le consuetudini culturali che inibiscono alle donne l’accesso al mondo del lavoro e l’insufficiente livello di istruzione della popolazione araba. Le ripercussioni si fanno sentire sul commercio, sull’assistenza sanitaria e sociale, sui servizi come scuole e poste. Se a Gerusalemme Ovest si contano 42 uffici postali nella parte Est solo 9, lo stesso vale per gli asili nido, 66 contro 6. (segue)

11:41
Dati interessanti arrivano dalle licenze edilizie: “nel quadriennio 2005-2009 solo il 13% delle licenze edilizie rilasciate riguardavano appartamenti in costruzione a Gerusalemme Est, area in cui si calcolano in media 11 metri quadrati per ogni residente, contro i 20 a disposizione di un residente nei quartieri occidentali”. Dal 1967 ad oggi, rivela il rapporto, “14.084 palestinesi si sono visti revocare il diritto di residenza a Gerusalemme. Circa la metà delle revoche si è registrata a partire dal 2006. Il picco nel 2008 con 4.577 revoche in un solo anno. Chi viene privato della residenza non può aprire un conto corrente in una banca israeliana, né beneficiare dei servizi sociali. Può solo sperare in un lavoro nero, privo di assicurazione e di contributi pensionistici. Solo il 40% della popolazione attiva maschile e il 15% di quella femminile palestinese è stabilmente inserito nel mondo del lavoro. Il 40% degli studenti non porta a compimento il ciclo di studi, che si conclude con la dodicesima classe, intorno ai 18 anni”. Tra coloro che arrivano a fine percorso ben pochi riescono a conseguire il bagrut, certificato indispensabile per immatricolarsi nelle università ebraiche. Per molti, quindi, non restano che i lavori manuali. A Gerusalemme Est risiedono quasi 361 mila palestinesi.
 
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