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TUNISIA – (10 Gennaio 2018)

Le Primavere mancate. In Tunisia non si ferma la rivolta per il carovita: 200 arresti


Redazione Esteri mercoledì 10 gennaio 2018
Decine i feriti nelle proteste avvenute in diverse città: soprattutto i giovani scendono in piazza contro l’aumento dei prezzi nel Paese nord africano
Gli incidenti con la polizia a Tebourba dove si è registrata anche una vittima tra i manifestanti (Ansa)

Gli incidenti con la polizia a Tebourba dove si è registrata anche una vittima tra i manifestanti (Ansa)

Più di 200 persone sono state arrestate e decine sono rimaste ferite negli scontri avvenuti nella notte in
diverse città della Tunisia, a seguito delle proteste contro l’aumento dei prezzi nel Paese nord africano. A riferirlo è lo stesso ministero dell’Interno di Tunisi. Il portavoce del ministero, Khalifa Chibani ha detto alle radio locali che nella notte è stato saccheggiato un supermercato Carrefour nella periferia sud di Tunisi e che almeno 49 agenti di polizia sono stati feriti durante gli scontri avvenuti in tutto il Paese, a seguito dei quali sono state arrestate 206 persone. Molotov sono state lanciate anche contro una sinagoga a Djerba senza provocare feriti.

Veicoli in  fiamme a Ettadhamen alla periferia della capitale Tunisi (laPresse)

Veicoli in fiamme a Ettadhamen alla periferia della capitale Tunisi (laPresse)


Centinaia di giovani sono scesi in piazza a Tebourba, 30 chilometri a ovest di Tunisi, dove ieri è stato sepolto il manifestante rimasto ucciso durante le proteste di lunedì. Agenti di polizia ed esercito schierati in
città hanno risposto al lancio di pietre dei manifestanti con gas lacrimogeni. Scene simili si sono viste anche nel centro del Paese, a Kasserine e Jelma, una località vicino a Sidi Bouzid, dove nel
dicembre 2010 è iniziata la protesta sociale che segnò l’inizio della Primavera araba. Diversi scontri sono scoppiati anche nel sud, a Gafsa. L’8 gennaio, un manifestante è morto a Tebourba durante le proteste. Secondo i manifestanti, l’uomo, he soffriva di problemi di respirazione, è morto per soffocamento, a causa dell’inalazione di gas lacrimogeno. Il ministero dell’Interno del Paese africano nega però che il 45enne sia deceduto in seguito alle inalazioni.
Ieri, il principale partito di opposizione della Tunisia, il Fronte popolare tunisino, ha detto che intensificherà le proteste finché la maggioranza non abrogherà “l’ingiusta” legge di bilancio del 2018.

La crisi economica

Al momento il Paese sta affrontando un’impennata dei prezzi di diversi beni di prima necessità, mentre il bilancio dello stato ha visto affrontare una sostanziale diminuzione delle risorse a disposizione del governo. La legge di bilancio per il 2018 ha previsto l’aumento dei prezzi del pane e di altri beni di prima necessità per la prima volta dalla rivoluzione del 2011.

La Tunisia è alle prese con un’elevata disoccupazione dal momento che gli investimenti stranieri si sono prosciugati dalla caduta della dittatura di Ben Ali, mentre gli attacchi dei miliziani islamisti hanno colpito il settore vitale del turismo. Il Paese nordafricano è inoltre sotto pressione da parte del Fondo monetario Internazionale (Fmi) per tagliare il deficit e riformare la propria economia, con massicci licenziamenti previsti e privatizzazioni nel settore pubblico.

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Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/tunisia-proteste

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