Le elezioni in Tunisia, di cui si sapranno stasera i risultati definitivi, fanno emergere il desiderio dei tunisini di rompere il più possibile con il passato. E il parere di Khadija Mohsen-Finan (Università di Parigi VIII) e Malika Zeghal (Harvard University), che tracciano una prima analisi sul voto del 23 ottobre in Tunisia per eleggere lAssemblea Costituente. Secondo le previsioni avrebbe vinto il partito Al-Nahda, con il 40% dei consensi. Laffluenza alle urne alle prime elezioni libere in Tunisia è stata del 90%, oltre ogni previsione. Per il momento sembra che nel nuovo panorama politico stiano emergendo tre partiti politici osservano i due politologi, in una analisi pubblicata sul sito della Fondazione Oasis, una rete cattolica che promuove la conoscenza e l’incontro tra cristiani e musulmani -. In testa ai sondaggi cè attualmente al-Nahda, cappeggiato da Rashed al-Ghannouchi che sembra aver conquistato, a sorpresa, almeno il 40% dei seggi, mentre un mese fa i sondaggi gli attribuivano un punteggio del 20-30%. Al-Nahda sembra essere seguito da altri due partiti, lEttakatol (il raggruppamento) cappeggiato da Mustafa Ben Jaafar e probabilmente il Congresso per la Repubblica, guidato da Moncef Marzouki. Questi tre partiti secondo i due esperti – hanno costruito le proprie strutture e le proprie idee su una posizione di dissenso nei confronti del regime precedente. (segue)
19:03 – ELEZIONI IN TUNISIA: OASIS, DESIDERIO DI ROMPERE CON IL PASSATO (2)
Al-Nahda, il principale movimento islamista, ha un programma moderato ed è legato ai principi della democrazia. Dichiara che non metterà in discussione le conquiste del regime di Bourguiba riguardo ai diritti delle donne e la loro educazione sostengono -. Ha trasformato il suo vecchio messaggio sullo Stato islamico in un compromesso sui valori generali relativi allidentità araba e islamica della società tunisina. Questa identità araba e islamica è una parte altrettanto centrale nel programma dellEttakatol e del Congresso per la Repubblica che, contrariamente ad altri, non hanno basato la loro campagna elettorale sulla demonizzazione di al-Nahda, ciò che invece ha fatto il Partito Democratico Progressista. Sembra che essi abbiano messo da parte lo spettro della spaccatura tra islamisti e laici. Pertanto, concludono, il successo di questi tre partiti è il successo del centro dello spettro politico tunisino. Questo centro non può essere definito come la via mediana tra la sinistra e la destra. Piuttosto, riunisce i valori conservatori della tradizione e della religione con un programma per la giustizia sociale e lo sviluppo. Questa è, forse, la nuova identità politica in cui i tunisini si riconoscono.
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