TURCHIA – ( 12 Giugno )

TURCHIA
 
Piazza Taksim: le proteste viste dalle parrocchie vicine
 
Tredicesimo giorno di scontri. Le violenze risparmiano le chiese cattoliche situate nelle immediate vicinanze. I giovani vi entrano con rispetto, pregano e poi tornano a manifestare. “Quando è capitato che diversi di loro sono entrati in chiesa per restarvi così da trovare riparo – racconta padre Nicola Masedu, parroco della cattedrale dello Spirito Santo -, all’invito di non fare della chiesa un rifugio non hanno obiettato uscendo di nuovo in strada”

 
È stata una notte di scontri molto violenti, forse i più duri dallo scoppio delle proteste antigovernative tredici giorni fa. Dopo otto ore di guerriglia con i manifestanti, la polizia turca ha ripreso il controllo di piazza Taksim a Istanbul. Scontri anche ad Ankara dove le forze dell’ordine hanno usato lacrimogeni e cannoni ad acqua. I feriti sarebbero centinaia, di cui cinque piuttosto gravi e, secondo alcuni testimoni, almeno 70 avvocati, che sostengono i manifestanti, sarebbero stati arrestati. Onu e Usa, intanto, chiedono alle Autorità turche di rispettare il diritto alla libertà di riunirsi dei manifestanti. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha ribadito la necessità del dialogo per risolvere le proteste, mentre un portavoce dell’amministrazione Obama ha espresso “preoccupazione” per gli eventi e chiesto che “la stabilità di lungo termine della Turchia sia meglio garantita sostenendo le libertà fondamentali e la libertà dei media. La Turchia è un Paese alleato e amico degli Stati Uniti, e ci aspettiamo che le autorità turche sostengano queste libertà fondamentali”.

Chiese rispettate. La violenza delle manifestazioni e della repressione, tuttavia, non ha toccato i luoghi di culto cattolici situati nei pressi di piazza Taksim, come la cattedrale dello Spirito Santo, la chiesa di Sant’Antonio e quella di santa Maria Draperis. Le chiese sono state rispettate e tenute fuori dalle proteste come testimoniato al Sir dai loro parroci e rappresentanti. “Molti giovani che vanno a piazza Taksim passano per la nostra chiesa, accendono un cero a sant’Antonio, di cui domani ricorre la festa, poi vanno a manifestare. Sono persone di ogni classe sociale, tutti musulmani”, spiega padre Anton Bulai, parroco della chiesa di sant’Antonio. “Come frati francescani, in questo momento delicato per il Paese preghiamo per il bene e per la pace nella nazione”. Il Santo di Padova è molto noto in Turchia soprattutto per l’iniziativa del “Pane di poveri” che da oltre 60 anni assiste persone indigenti, senza distinzione di religione o etnia. La festa, quest’anno, si trova nel mezzo di proteste che potrebbero scoraggiare la presenza dei fedeli. Nonostante ciò dalla chiesa di sant’Antonio, “giungerà sempre un parola di pace, di bene e di riconciliazione”.

Giovani in preghiera. Scene analoghe anche nella cattedrale dello Spirito Santo dove “molti giovani entrano con le mascherine per proteggersi dai gas lacrimogeni abbassate. Si fermano per un po’ all’interno – racconta il parroco, il salesiano Nicola Masedu – qualcuno recita delle preghiere, altri sostano solo per riprendere fiato, far riposare gli occhi arrossati dai gas e poi tornare a manifestare. Lo fanno in silenzio e con grande rispetto del luogo”. “Quando è capitato che diversi di loro sono entrati in chiesa per restarvi così da trovare riparo – aggiunge il religioso -, all’invito di non fare della chiesa un rifugio non hanno obiettato uscendo di nuovo in strada”. Se qualche disagio le proteste stanno provocando questo riguarda l’affluenza delle persone alle funzioni religiose, spiega padre Masedu, visto che per arrivare in chiesa è necessario passare vicino alla piazza Taksim. “Al momento – dice – la piazza sembra essere tornata tranquilla, ma la notte scorsa il rumore degli scontri è stato udito. L’auspicio è che il dialogo tra le parti prevalga e che Istanbul torni a essere quella città aperta e accogliente che è sempre stata”. “La situazione è tornata tranquilla”, afferma padre Ruben Tierrablanca, della Fraternità internazionale dei Frati minori per il dialogo ecumenico e interreligioso, che opera nella chiesa di santa Maria Draperis, una delle più antiche parrocchie della città. “La protesta – sostiene – continuerà ancora per un po’ viste le posizioni contrapposte. Molti giovani vengono da noi a pregare lasciando le loro mascherine antigas appese all’inferriata esterna. Entrano con rispetto e non è mai successo nulla che potesse colpire la sensibilità dei fedeli cristiani”.

La vita fuori piazza Taksim sembra voler riprendere il suo corso naturale: dal ponte Galata che congiunge la parte antica della città con quella moderna, a cavallo del Corno d’Oro, padre Tierrablanca racconta di una “grande nave da crociera in arrivo con migliaia di turisti. Dopo un tempo di attesa ha scaricato i suoi croceristi che stanno invadendo la città, prima di ripartire fra qualche ora”. Per loro piazza Taksim è lontana. Almeno per oggi.

 
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