TURCHIA – ( 13 Giugno )

Turchia: bulldozer in azione al Gezi Park di Istanbul



Si aggrava la situazione in Turchia. Fonti di stampa riferiscono che un bulldozer ha iniziato a rimuovere le barricate erette dai manifestanti a Gezi Park, a Istanbul. Poco prima il premier Erdogan aveva respinto le critiche rivolte al governo di Ankara per l’uso ”sproporzionato ed eccessivo della forza”, criticando così una risoluzione votata oggi dall’Europarlamento. Un precipitare che arriva dopo l’incontro, ieri, tra Erdogan ed una delegazione della società civile conclusosi con l’ipotesi di un referendum, proposto dall’esecutivo, sul progetto di sviluppo di Gezi Park. Su questo punto Fausta Speranza ha parlato con Federico De Renzi, analista politico che si occupa in particolare di Turchia:RealAudioMP3

R. – Per quanto riguarda il referendum è molto probabile che si faccia, per quanto gli artisti, gli intellettuali e gli accademici convocati da Erdogan ieri pomeriggio non siano stati consultati su questo. Il fatto di fare un referendum sul parco di Gezi Park non risolverà alcuni problemi essenzialmente rappresentati da politiche non condivise portate avanti dalla Akp ed in particolar modo dal primo ministro Erdogan e soprattutto le dure politiche attuate in questi giorni verso le contestazioni, scoppiate inizialmente ad Istanbul e poi diffusesi in gran parte delle principali città turche, come Smirne, Ankara…

D. – Una protesta che è diventata “movimento anti Erdogan”, ma fino a che punto è contro il partito? Il vertice dell’AKP risulta diviso: c’è la componente moderata, quella “dialogante”, che fa capo al presidente Gul…

R. – Il presidente Gul e lo stesso vice primo ministro Bülent Arinç si sono detti più concilianti, hanno cercato comunque di aprire al dialogo e lo stesso presidente della Repubblica Gul ha affermato che la Turchia risolverà i suoi problemi attraverso la democrazia, anche eventualmente attraverso una consultazione popolare ma poi ha affermato di non ritenere necessario fare un vertice dei leader politici per risolvere la questione. Sicuramente c’è una spaccatura, sicuramente a livello di vertice ci sono due linee che non sono in realtà poi contrastanti: è solo una questione di metodo, secondo me.

D. – Non sono contrastanti sulle politiche, per esempio sulla restrizione sull’alcool o altro ma lo sono soltanto sulle modalità di approccio alla protesta?

R. – Sembra di sì. Per quanto il partito dell’Akp sia tutt’altro che monolitico, ci sono comunque diversi punti di vista interni: non è un partito islamico inteso come partito religioso, ma è un partito di ispirazione religiosa; dentro c’è veramente di tutto. Ci sono sicuramente delle politiche condivise per avere il consenso che ha – pari al 50% della popolazione turca – vuol dire che comunque ha delle politiche condivise da portare avanti.

D. – Erdogan è premier dal 2003 e da allora l’economia va bene. Quindi, in genere viene appoggiato un governo quando l’economia cresce…

R. – Esattamente. Questa è la forza dell’Akp: quella di aver portato la Turchia alla ribalta sulla scena internazionale, da un punto di vista squisitamente economico – cioè con una crescita che è stata nel 2011 del 7,9% del Pil – ma anche da un punto di vista di visibilità: nelle relazioni internazionali, nelle relazioni con l’Unione Europea dalla quale si sta lentamente dissociando, ma soprattutto nelle politiche regionali, macro regionali. Non ultimo va considerato il peso che ha la Turchia nella questione siriana, tra l’altro questo da prima dello scoppio della guerra civile: già nel 2010 infatti era un attore importante, per non parlare dell’Africa, o di altri quadranti in cui la Turchia sta diventando sempre più importante. Tutto questo ovviamente può essere scosso ora dalle questioni di politiche interne che hanno a che fare con le relazioni internazionali, chiamiamola politica estera “tout court”. Tutto può essere rallentato, o essere trasformato da quanto sta avvenendo in questi giorni, in queste due settimane. Però, bene o male, alla base elettorale dell’AKP il consenso è ancora diffuso ed ancora solido.

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del sito Radio Vaticana
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