TURCHIA – ( 27 Febbraio )

TURCHIA

Il “folle progetto” di Erdogan per la presidenza: trasformare Santa Sofia in moschea

di NAT da Polis

Un altro “folle progetto” è la riapertura della Scuola teologica di Chalki, promessa molte volte, ma mai mantenuta. L’ambizione del premier frenata dalle accuse di corruzione, dal movimento di Gezi Park, dall’autoritarismo. Erdogan vuole essere sicuro di conquistare almeno il 40% dei voti alle prossime elezioni di marzo.

Istanbul (AsiaNews) – Per conquistare la presidenza turca e acquistarsi i voti popolari, il premier Recep Tayyip Erdogan si prepara a un “doppio colpo grosso”: aprire la scuola teologica ortodossa di Chalki e, in cambio, trasformare Santa Sofia – attualmente un museo – in moschea islamica.

Questo “doppio progetto folle” – come lo definisce Omer Sahin, giornalista di Radikal, viene dopo altri due progetti faraonici: la costruzione del terzo ponte sul Bosforo e dell’aeroporto più grande in Europa.

Nulla sembra sopire le ambizioni del premier: non fatidici fatti del 17 dicembre del 2013, la cosiddetta tangentopoli turca, nella quale furono coinvolti tre figli di tre importanti ministri turchi del governo dell’AKP, con il conseguente rimpasto di governo; non lo scontro con l’imam Fethullah Gulen, accusato dai vertici dell’AKP come il sobillatore di Gezi Park contro lo strapotere dell’AKP; non le rivelazioni dell’altro ieri – diffuse su Youtube – del dialogo tra Erdogan e suo figlio Bilal sulla appropriazione  di milioni di dollari.

Nulla di tutto questo frena il forte desiderio di Erdogan di salire sul colle piu alto di Ankara, quello di Cankaya dove ha sede il palazzo presidenziale. Tale conquista dovrebbe avvenire con le elezioni del prossimo agosto.

In queste elezioni presidenziali, per la prima volta un presidente turco verrà eletto con suffragio universale, voluto proprio da Erdogan con il referendum del settembre 2010, stravinto dal premier.

Il timore è che dopo i fatidici fatti elencati, i conti non tornino per il “generalissimo” Erdogan [1], che sarà perciò costretto a passare sotto le forche caudine delle prossime elezioni amministrative, previste in marzo. Per aspirare al soglio precedenziale, egli dovrà cercare di conservare il 40% del suo elettorato, vista l’impossibilità di ripetere il 50% delle ultime elezioni del 2011.

I giornalisti turchi prevedono però che a garantirgli la soglia del 40% non sono sufficienti né il suo autoritarismo (scandaloso l’ultimo provvedimento sulla censura e il controllo della rete di internet, varata da al governo e firmata dal presidente Abdullah Gul), ne l’incapacità dell’ opposizione . Per avere maggiori sicurezze  verso la presidenza turca ,Tayyip Erdogan sta preparando il colpo grosso, il famoso “doppio progetto folle”.

Questo doppio progetto consiste nella  riapertura della Scuola teologica di Chalki e nella trasformazione di Santa Sofia in moschea nel maggio 2014, dopo che nel 1934 Kemal Ataturk l’aveva trasformata in museo.

Il primo folle progetto, la riapertura della Scuola teologica di Chalki, sembra di trovarsi davanti a una “tela di Penelope”: chiusa nel 1971, dopo 150 anni di funzionamento, gli attuali governanti hanno fatto frequenti promesse di riapertura, con relative speculazioni e  pressione della Turchia verso l’Unione europea e gli USA, nel contesto di una vaga reciprocità e di scambi di favori. Ma bastava la semplice presa di  posizione  di un  alto  burocrate contro la volontà dei governanti, per rimettere tutto  in discussione.

Ma stavolta – secondo alcuni giornalisti turchi – la posta in gioco è molto più importante e i ligi burocrati dovranno tacere.

Ben più complicato è il secondo progetto folle di Erdogan, quello di trasformare Santa Sofia in moschea, una voce che è girata spesso negli ultimi tempi.

Vi sono quelli che dicono “che è arrivato il tempo”, ma nessuno riesce a valutare quali saranno le reazioni interne ed internazionali.  In discussione vi è pure una “soluzione intermedia”, che consisterebbe nel  permesso di celebrare la preghiera islamica del venerdì in Santa Sofia, a partire dal 30 maggio, il giorno dopo della data della presa di Costantinopoli ad opera dei turchi (1453). In quella occasione, il premier Erdogan avrebbe intenzione di invitare  a Istanbul alcuni leader dei Paesi islamici.

La trasformazione di Santa Sofia in moschea è un sogno che conservatori e  nazionalisti turchi cullano da 70 anni. La questione ha occupato quasi tutti i leader della destra turca come Menderes, Ozal e Erbakan.

Un anno fa, alla domanda dei membri del suo partito su quando Santa Sofia sarebbe stata aperta come moschea, Erdogan ha risposto: “Il Sultanahmet [la Moschea Blu, che è di fronte  a Santa Sofia]  alla preghiera del venerdì è quasi vuota. Pensiamo prima a riempire quello; poi penseremo a Santa Sofia”.

Secondo diversi giornalisti locali, ormai, sia  gli elettori nazional-conservatori,  sia il Primo ministro che i funzionari dell’AKP, aspettano  il tempo opportuno per lanciare questo progetto.  Ma se la conversione in moschea non è affatto difficile, potrebbe diventare difficile affrontare le reazioni dell’occidente e del mondo intero.

 

 


[1] Così Haiko Bagdat, giornalista di Taraf , ha definito Erdogan, in seguito alla sua campagna da seconda guerra di indipendenza turca, contro quei “poteri forti” e la “cospirazione internazionale”, tesa a distruggere la sua politica di rinnovamento sul modello neo-ottomano.

 

Il testo completo si trova su:

http://www.asianews.it/notizie-it/Il-folle-progetto-di-Erdogan-per-la-presidenza:-trasformare-Santa-Sofia-in-moschea-30422.html

 

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