VATICANO/GERMANIA – (23 Settembre)

Papa in Germania: Con cristiani, ebrei e musulmani per testimoniare Dio nel mondo

Benedetto XVI vuole rafforzare la collaborazione fra i cristiani e con i membri delle altre religioni per riportare la dimensione religiosa nella società secolarizzata. Senza Dio l’uomo diventa manipolabile. Il nazismo come profezia del mondo in cui Dio è rifiutato. La testimonianza comune sulla dignità inalienabile dell’uomo, sul valore della famiglia, sul rispetto della vita dall’origine fino alla sua naturale conclusione. Il valore dell’incontro di Assisi il prossimo 27 ottobre.

Erfurt (AsiaNews) – Cristiani, musulmani ed ebrei devono stringere sempre di più legami di collaborazione e di fraternità per “testimoniare insieme la presenza del Dio vivente e con ciò dare al mondo la risposta di cui ha bisogno”. Nel suo viaggio in Germania, così pieno di trasferimenti da una città all’altra e di raduni oceanici, Benedetto XVI ha voluto inserire incontri con le comunità evangeliche ed ortodosse e con rappresentanti musulmani ed ebrei, quasi anticipando nel significato l’incontro con i rappresentanti mondiali delle religioni previsto ad Assisi per il 27 ottobre prossimo.

L’agenda papale è fittissima: oggi l’incontro con i rappresentanti evangelici nell’ex convento degli agostiniani di Erfurt, dove ha vissuto Martin Lutero; stamane, mentre era ancora a Berlino, quello con i musulmani; ieri quello con le rappresentanze ebraiche; domani quello con gli ortodossi.

Con ognuna delle comunità il papa parla di aspetti specifici, ma in tutti i suoi incontri egli sottolinea che vi è un’urgenza della testimonianza comune sull’importanza della dimensione religiosa nella vita sociale.

Il messaggio è diretto alla Germania, Paese fortemente secolarizzato, dove a centinaia di migliaia ogni anno vi sono cristiani che si fanno cancellare dalle liste dei battezzati e dove da almeno due secoli cresce un forte ateismo filosofico.

L’urgenza della testimonianza comune che Benedetto XVI sottolinea non è motivato da un banale “rinserrare le file”, ma nasce dalla preoccupazione per le sorti del mondo stesso: “Quanto più il mondo si allontana da Dio – ha detto oggi ai rappresentanti evangelici – tanto più diventa chiaro che l’uomo, nell’hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, ‘perde’ sempre di più la vita. La sete di infinito è presente nell’uomo in modo inestirpabile. L’uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui. Il nostro primo servizio ecumenico in questo tempo deve essere di testimoniare insieme la presenza del Dio vivente e con ciò dare al mondo la risposta di cui ha bisogno”.

E ancora: “Viviamo in un tempo in cui i criteri dell’essere uomini sono diventati incerti. L’etica viene sostituita con il calcolo delle conseguenze. Di fronte a ciò noi come cristiani dobbiamo difendere la dignità inviolabile dell’uomo, dal concepimento fino alla morte – nelle questioni della diagnosi pre-impiantatoria fino all’eutanasia. ‘Solo chi conosce Dio, conosce l’uomo’, ha detto una volta Romano Guardini. Senza la conoscenza di Dio, l’uomo diventa manipolabile. La fede in Dio deve concretizzarsi nel nostro comune impegno per l’uomo”.

Anche con i musulmani ha avuto parole simili. Benedetto XVI ha anzitutto sottolineato che la convivenza reciproca fra cristiani e musulmani si basa sul “giusto riconoscimento [dato] alla dimensione pubblica dell’appartenenza religiosa” e “su alcuni valori inalienabili, propri della natura umana, soprattutto l’inviolabile dignità di ogni persona. Tale intesa non limita l’espressione delle singole religioni; al contrario, permette a ciascuno di testimoniare in modo propositivo ciò in cui crede, non sottraendosi al confronto con l’altro”.

Egli ha ricordato che la costituzione tedesca, pur stilata in ambiente cristiano, è valida “per un mondo segnato dal pluralismo”, perché basata sul “riconoscimento di alcuni diritti inalienabili, che sono propri della natura umana e che precedono ogni formulazione positiva”. Su questa base egli lancia “una collaborazione feconda tra cristiani e musulmani …. Penso, ad esempio, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una più ampia giustizia sociale”.

E proprio ai musulmani ricorda la Giornata di Assisi, nel 25mo di quella prima voluta da Giovanni Paolo II. “Con tale raduno – egli aggiunge – vogliamo mostrare, con semplicità, che da uomini religiosi noi offriamo il nostro particolare contributo per la costruzione di un mondo migliore, riconoscendo al tempo stesso la necessità, per l’efficacia della nostra azione, di crescere nel dialogo e nella stima reciproca”.

L’incontro con i rappresentanti ebraici di ieri ha ricordato il dramma della Shoah, ma soprattutto la sua origine, che è il rifiuto di Dio: “Il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesù Cristo e delle persone credenti in Lui”.

Il papa vede nel nazismo quasi una profezia del mondo secolarizzato: “Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignità dell’uomo. Di che cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel ‘no’ a tale Dio, l’hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra”.

Per questo Benedetto XVI esprime apprezzamento per i progressi nel dialogo fra cristiani ed ebrei. “In una società sempre più secolarizzata – aggiunge – questo dialogo deve rinforzare la comune speranza in Dio. Senza tale speranza la società perde la sua umanità”.

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