YEMEN – (27 Marzo 2019)

La devastazione dei bombardamenti in Yemen
La devastazione dei bombardamenti in Yemen  (AFP or licensors)

4 anni di guerra in Yemen. Mons. Paul Hinder: difficile una tregua

Per Save The Children, violenze e distruzione hanno costretto 1,5 milioni di bambini a fuggire dalle loro case, dall’inizio del conflitto in Yemen. L’intervista con mons. Paul Hinder, vicario apostolico per l’Arabia Meridionale

Alessandro Guarasci – Città del Vaticano

Yemen. Migliaia di persone, sostenitori dei ribelli sciiti Houthi, si sono radunati nella capitale Sana’a per contestare la campagna militare della coalizione araba a guida saudita a quattro anni dall’inizio dei bombardamenti. Secondo l’associazione Save The Children, dall’inizio dell’escalation del conflitto  in Yemen, quattro anni fa, più di 19 mila raid aerei hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture, 13 al giorno, più di uno ogni 2 ore. Violenze e distruzione che hanno costretto 1,5 milioni di bambini a fuggire dalle loro case e dai loro villaggi e che in molti casi, più di 1 al giorno, sono stati colpiti dai bombardamenti proprio mentre tentavano di ripararsi in un luogo sicuro. Negli ospedali di Aden e Sanaa si vedono anche tre bambini malati in ogni letto, affetti da grave malnutrizione, insufficienza cardiaca e renale, polmoniti e altre malattie mortali. “Molti di loro non supereranno la settimana”, ha raccontato il direttore regionale dell’Oms per il Mediterraneo orientale, Ahmed Al-Mandhari.

Per mons. Paul Hinder, vicario apostolico per l’Arabia Meridionale, “è difficile ad oggi una tregua. All’interno del Paese ci sono diverse forze opposte e poi ci sono influenze esterne”.

Ascolta l’intervista a mons. Hinder

 

R. – Il problema è che ci sono diverse forze opposte all’interno del Paese. Tutto questo ha creato il clima per una guerra civile. Poi evidentemente, altro problema è l’ingerenza esterna, esercitata dai poteri regionali, come l’Arabia Saudita con i suoi alleati, l’Iran. Tutti aspetti che non permettono di arrivare ad una tregua. È molto, molto difficile. Non so quando questo processo avrà un risultato più positivo. Spero, speriamo tutti, ma sembra che per ora ci sia ancora troppo odio, troppa sfiducia che forse è il problema maggiore. Non c’è fiducia fra le diverse parti che restano sulle loro posizioni senza arrivare a un compromesso, l’unico modo per arrivare finalmente ad una pace.

Mons. Hinder, una guerra che forse più di altre ha coinvolto la popolazione civile. Ma, secondo lei, perché la comunità internazionale si è mossa poco e male?

R. – Lo Yemen forse è un po’ fuori dall’interesse internazionale e intercontinentale, malgrado la posizione strategica importante, soprattutto per quanto riguarda l’entrata sul Mar Rosso. Mi sembra che coloro che sono coinvolti nella guerra non vogliono che se ne parli troppo. Questa è l’impressione che ho. Anche la stampa o i media occidentali ne parlano relativamente poco specie per quanto riguarda la gravità del conflitto. Dove c’è la guerra c’è sempre uno che guadagna; coloro che fanno il traffico delle armi o che

La soluzione potrebbe essere quella di tornare a due Stati distinti, uno al Nord e uno al Sud? È una possibilità che può essere presa in considerazione?

R. – Forse alla fine questo sarà il risultato. Io non ci credo tanto perché alla fine avremo anche più di due Stati. Non si tratta solamente del Sud e del Nord; all’interno dello Yemen ci sono diverse regioni che hanno questa tendenza indipendentista. Penso che la strada giusta potrebbe essere uno Stato confederato, quindi meno centralizzato come era in passato. Ma la domanda è questa: saranno capaci di accettare questa ripartizione all’interno del Paese con centri regionali, quindi una sorta di Stato confederato?

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