YEMEN – ( 9 Settembre 2015 )

Yemen: azione su vasta scala contro i ribelli sciiti Houti

 - EPA

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Nello Yemen si intensificano i raid aerei della coalizione araba, a guida saudita sulla capitale Sanaa. Secondo gli osservatori sarebbe imminente un’azione su vasta scala per cacciare definitivamente i ribelli sciiti Houti, visto che anche il Qatar ha confermato l’invio nell’area di propri soldati. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Eleonora Ardemagni, analista geopolitica e collaboratrice dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale):

R. – Le milizie yemenite e i reparti dell’esercito fedeli al presidente Hadi in questa settimana stanno riguadagnando territorio a discapito dei miliziani sciiti, degli Houthi e delle forze fedeli all’ex presidente Saleh. Quindi la coalizione sostenuta dall’Arabia Saudita cerca di sfruttare questo momento favorevole che arriva dopo mesi di stallo. Il tentativo è quello di giocare, purtroppo, questa battaglia che comporta tante perdite umane nella capitale Sanaa, che ancora oggi è sotto il controllo dei miliziani sciiti.

D. – Come valutare il crescente coinvolgimento da parte del Qatar?

R. – Tutte le monarchie del Golfo si stanno impegnando militarmente in maniera considerevole. Gli Emirati Arabi Uniti in particolare hanno subito la scorsa settimana un grave attentato contro una delle loro unità impegnate in Yemen. Sono morti 45 militari emiratini, altri 10 dell’Arabia Saudita e  5 del Bahrein. C’è da dire che le monarchie del Golfo considerano da sempre lo Yemen un territorio di sicurezza nazionale e non di politica estera. Quindi l’impegno di tutte e anche del Qatar, che ha messo a disposizione un migliaio di uomini pronti ad entrare nello Yemen al confine con l’Arabia Saudita, rientra in questa logica di sicurezza nazionale.

D. – Siamo davvero alla stretta finale contro gli Houthi?

R. – Penso che in realtà il conflitto sia purtroppo destinato a durare a lungo: è un conflitto a bassa intensità e ci sono bombardamenti, ma c’è soprattutto una moltitudine di milizie sul campo che combattono contro gli Houthi e contro i reparti ancora fedeli all’ex presidente Saleh. Ma dobbiamo ricordare che queste milizie, prevalentemente sunnite, non sono tutte favorevoli ad un ritorno del presidente Hadi, ancora in carica, in quanto sono motivate da agende politiche diverse. Ci sono poi secessionisti meridionali, tribù sunnite ostili ad Hadi e ci sono anche qaedisti. E questo è preoccupante in un Paese dove la presenza jihadista è forte e radicata da anni.

D. – Quali scenari si aprono anche alla luce del comportamento e degli interessi degli altri attori regionali?

R. – L’Iran sostiene gli Houthi ma dobbiamo dire che loro perseguono un’agenda politica locale, a differenza per esempio degli hezbollah libanesi che sono sempre più impegnati fuori dai confini del Libano. Inoltre,  l’Iran, in questo momento, a livello di sostegno a gruppi transnazionali e di coinvolgimento militare diretto è già sovraesposto in Siria – che è il campo di battaglia principale – ed in Iraq contro il sedicente Califfato. Per cui penso che l’impegno dell’Iran in Yemen in questa fase sia soltanto come un’azione di disturbo orientata contro gli interessi sauditi.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2015/09/09/yemen_in_arrivo_azione_finale_contro_i_ribelli_sciiti_houti/1170577

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