EGITTO – (11 Aprile 2017)

Egitto: unità cristiani e musulmani è un bene irrinunciabile

Fedeli al funerale di alcune vittime degli attacchi in Egitto  - REUTERS

Fedeli al funerale di alcune vittime degli attacchi in Egitto – REUTERS

Continua a salire il bilancio delle vittime degli attacchi di domenica scorsa a due chiese copte in Egitto. L’ultimo bilancio ufficiale, e ancora provvisorio, parla di 46 morti, 29 a Tanta, 17 ad Alessandria. Oltre un centinaio i feriti. Ricordiamo che il sedicente Stato islamico ha rivendicato la responsabilità di entrambi gli attentati. Confermata, fin da subito, la visita a fine aprile di Francesco il cui motto sarà: “”Il Papa di pace nell’Egitto di pace”. Il servizio di Adriana Masotti:

Gli attentati ai cristiani copti sono un attacco al dialogo e alla pace, ma non ci sono dubbi sull’intenzione del Papa di andare al Cairo. A confermarlo in un’intervista al Corriere della Sera, è lo stesso mons. Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato. “Ciò che è accaduto, ha detto, provoca turbamento e una grande sofferenza, ma non può impedire lo svolgimento della missione di pace del Papa”.

Per mons. Becciu, Francesco si è sempre rifiutato di associare l’Islam come tale al terrorismo. Un atteggiamento che ha favorito i rapporti con i musulmani. Sentiamo il card. Jean-LouisTauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:

“Et bien, je veux dire, quand j’ai lu les premières nouvelles …
“Quando ho letto le prime notizie, la parola che mi è venuta subito in mente è “abiezione”, perché siamo veramente dentro un abisso e non c’è alcuna filosofia o religione che possa giustificare cose così terribili. Nonostante questo, il Papa andrà comunque in Egitto, perché il dialogo islamo-cristiano ha bisogno di questa normalizzazione dei rapporti tra la Santa Sede e l’università al-Azhar e anche per visitare la comunità cristiana che sta attraversando momenti difficili. E credo che il suo messaggio sia questo: “E’ possibile vivere insieme”. Non ci sono cristiani e musulmani: loro possono vivere insieme nella misura in cui tutti i credenti sono cittadini – si è credenti e cittadini, non si è credenti o cittadini – e nella misura in cui si è credenti e cittadini si devono apportare alla società nella quale si vive, valori che fanno in modo che la società diventi un luogo dove possa fiorire l’uguaglianza”.

“Gli attentati sono contro i cristiani e l’unità del paese” ha dichiarato mons. Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh. E sull’unità insiste il Patriarca cattolico di Alessandria dei copti, mons. Ibrahim Sedrak. Ascoltiamo la sua voce:

R. – E’ evidente, mantenere l’unità del Paese, e non solo oggi, non solo nel futuro: ma è sempre, da sempre. Noi come Paese dobbiamo essere uniti, e poi rispettarci gli uni gli altri: e su questo non c’è da discutere, non c’è un dibattito su questa finalità di essere uniti, essendo diversi.

D. – Qual è la realtà quotidiana in Egitto, tra cristiani e musulmani?

R. – Siccome l’Egitto ha una popolazione molto numerosa demograficamente, ma anche molto diffusa nel Paese, questa realtà è diversa, dipende…  Nelle grandi città, tutto va bene, non c’è niente di particolare; in alcuni posti però, soprattutto dove ci sono i quartieri popolari, i villaggi, tutto dipende dalla presenza dei salafiti o dei fratelli musulmani che governano il villaggio e quindi ancora controllano la mentalità della gente … lì, allora, nascono questi problemi che sono quasi quotidiani.

D. – Ma dal punto di vista delle leggi – delle leggi nazionali – c’è equiparazione tra cristiani e musulmani, o ci sono diritti e doveri diversi?

R. – No: ufficialmente, non ci sono differenze. Però, il problema è nella mentalità di chi applica la legge, qui ci sono fanatici che applicano la legge e quindi bloccano tutto: se c’è un musulmano e un cristiano, allora cercano di favorire la parte musulmana e così via. Però, per esempio, per le chiese, per il permesso di qualsiasi cosa, per il lavoro, nei posti di lavoro, i giovani cristiani non sono messi al posto giusto.

D. – Quindi, poi, alcune differenze nella pratica, alcune discriminazioni esistono …

R. – Discriminazioni, sì …

D. – La visita – prossima, ormai – del Papa, di sicuro sarà un sostegno alla Chiesa copta, ma prima della visita del Papa ci saranno però la S.Pasqua, i riti del Triduo pasquale. Dopo l’attentato di domenica, i fedeli andranno in chiesa, vivranno in modo particolare questo momento?

R. – Tutti i copti, i cristiani dell’Egitto tengono molto alla loro fede e alla Chiesa. Quindi, subito dopo l’attentato la gente è venuta in chiesa: le chiese sono ancora piene! Perché loro ci tengono molto al fatto che queste vittime innocenti vengano riconosciute come martiri, come testimoni di Cristo Risorto. Abbiamo questa fede grande, forte, secondo cui la morte non ci separa da Cristo. Per questo continuano a pregare, a venire in chiesa … sono loro, i laici, che danno coraggio a noi, il clero. Speriamo bene che passi questo periodo e poi arrivi un giorno di maggiore bene per il popolo egiziano, che merita di essere trattato bene.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2017/04/11/egitto_unità_cristiani_e_musulmani_è_un_bene_irrinunciabile/1305001

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