SIRIA – (15 Marzo 2019)

Il Pam in Siria: aiutiamo i profughi e chi cerca di tornare a casa

A otto anni dall’inizio della guerra, il Programma Alimentare Mondiale racconta le storie di tre donne siriane: Amal, che torna nella sua casa distrutta a Homs; Om, che lavora i campi e vive con i sette figli in una tenda a Daraa, a 400 km dalla sua città; e Amina, che sfama con gli aiuti del Pam i suoi piccoli in una baracca ad Al-Kiswah

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Jonathan Dumont, responsabile della comunicazione televisiva del Programma Alimentare Mondiale è in questi giorni in missione in Siria e in un video racconta le storie di tre donne, tre madri di famiglia: Amal, che torna nella sua casa distrutta a Homs; Om, che lavora i campi e vive con i sette figli in una tenda a Daraa, a 400 km dalla sua città; e Amina, che sfama con gli aiuti del Pam i suoi piccoli in una baracca ad Al-Kiswah. Nel video riporta anche la testimonianza di un’operatrice del Pam Marwa Awad che sottolinea come “in Siria, dopo 8 anni di guerra, le necessità sono incredibilmente alte. Stiamo dando assistenza alimentare a oltre 3 milioni di persone, e stiamo anche facendo progetti di sostentamento per creare l’ambiente favorevole per far rientrare questa gente nelle proprie case”.

Ascolta l’intervista a Jonathan Dumont

I bambini di 8-9 anni hanno conosciuto solo la guerra

A Vatican News Jonathan spiega che ora “la paura è quella di perdere una generazione, perché anche se sembra che la guerra stia finendo, c’è ancora tantissimo da fare per aiutare la popolazione siriana”. Ieri Dumont era con una troupe a Homs, “è una città completamente distrutta – ci dice – anche se c’è gente che sta cominciando a tornare, dall’estero o da altre zone della Siria, ma trova solo macerie. Hanno bisogno di aiuto per ricostruire”. I bambini che oggi hanno 8-9 anni, ricorda l’operatore del Pam, “hanno conosciuto solo la guerra e ci sono due milioni di bambini che non vanno a scuola, e questo fa male al Paese.

Progetti agricoli perchè i siriani possano sfamarsi

Un terzo delle persone in Siria ha fame e l’83 per cento è povera. C’è bisogno che la comunità internazionale li aiuti, ed è importantissimo che gli aiuti non si interrompano, perché c’è il rischio di un nuovo conflitto, dato la povertà aiuta la guerra. La popolazione deve avere cibo, educazione e un posto per vivere”. Dumont sottolinea che è un momento difficile per il PAM e per le altre agenzie umanitarie perché “ci sono tanti gravi conflitti che causano crisi umanitarie e si contendono i fondi dell’assistenza internazionale: il Sud Sudan, lo Yemen e la Siria, e i fondi sono limitati”. “Noi – spiega Jonathan – abbiamo progetti di agricoltura per aiutare la gente a rientrare nelle case e per poter vivere in modo autonomo. Innanzitutto devono riparare le strade e le infrastrutture. Ho visitato dei campi a Homs dove abbiamo dati i semi per i giardini e per gli orti, così hanno cibo per rimanere e cominciare a ricostruire”.

Il ricordo dei 7 operatori del Pam scomparsi ad Addis Abeba

Gli chiediamo un ricordo dei colleghi Virginia Chimenti, Pilar Buzzetti e altri cinque operatori del PAM scomparsi nell’incidente aereo di Addis Abeba. “Il WFP è come una famiglia – ci dice commosso – io viaggio spesso in posti pericolosi. Siamo in 15mila, e anche se non ci vediamo per un anno quando ci rivediamo ci abbracciamo. Quando succedono queste cose è durissima, perché i miei colleghi fanno questo lavoro solo perché vogliono aiutare il mondo, e cose così spezzano il cuore. Stavo fuori Roma quando è successo, e quando torno sarà molto difficile, lo so”. Il Pam, agenzia delle Nazioni Unite, lavora in oltre 80 paesi nel mondo, sfamando le persone colpite da conflitti e disastri naturali e gettando le basi per un futuro migliore.

La storia di Amal, tornata a Homs dopo 7 anni

Il video girato da Jonathan in Siria in questi giorni racconta la storia di Amal Jaham, che è fuggita da Homs 7 anni fa. Suo marito è ferito e 2 figlie sono malate. Un mese fa è tornata nella sua casa ma non ha i mezzi per ristrutturarla. “Abbiamo trovato la nostra casa in pessime condizioni – dice Amal  –servirà un sacco di lavoro per ripararla. Ora è inabitabile. Se guardo al quartiere e richiamo i ricordi, mi assale la tristezza”.

Om Hani, con i 7 figli a 400 km da casa

A Daraa vediamo Om Hani, 46 anni e i suoi 7 figli, che lavorano nei campi nella zona rurale. Il marito è morto. Sono fuggiti dai combattimenti a Deir Ezzor, a circa 400 km di distanza, e ora vivono in una tenda senza elettricità vicino a un’autostrada. “Mi sento male a pensare che i miei figli non possono finire la scuola”, dice al microfono di Dumont. “Sono bambini piccoli e devono già lavorare per vivere. Qui non c’è nessuna scuola”. Montaha, 11 anni, e’ una figlia di Om Hani. Ha conosciuto la guerra per la maggior parte della sua vita e non è andata a scuola dalla seconda elementare, quando l’ISIS ha preso il controllo della sua città. Ma davanti alla telecamera dice convinta: “Voglio diventare un medico”.

Amina, con i figli in una baracca alla periferia di Damasco

Il video ci porta poi ad Aleppo Est, dove il PAM fornisce pasti scolastici come incentivo per riportare i bambini a scuola, anche in aree precedentemente controllate dall’ISIS. Da notare le facce dei bambini che giocano cancellate dal murale. Ad AlKiswah, alla periferia di Damasco, dove opera Marwa Awad, portavoce del Pam in Siria, le telecamere seguono Amina Eshky che torna a casa da una distribuzione alimentare del Pam. Lei e i suoi 3 figli sono fuggiti da Darayya nel 2013 a causa dei bombardamenti. Suo marito è scomparso e suo padre è stato ucciso. Ora vive in una baracca abbandonata.

I rifugiati siriani in Medio Oriente sono 5,6 milioni

Il Programma Alimentare mondiale ricorda che otto anni di guerra in Siria hanno fatto precipitare milioni di siriani nella fame e nella povertà. Il conflitto ha spostato milioni di persone sia all’interno che all’esterno della Siria. Mentre molti ritornano alle loro case, molti altri rimangono sfollati e hanno bisogno di sostegno. Ci sono oltre 5,6 milioni di rifugiati siriani registrati in una regione, come il Medio Oriente, che deve affrontare sfide economiche, sociali e di sviluppo sempre più impegnative. L’assistenza alimentare aiuta le economie locali, riducendo le tensioni con le comunità ospitate. Il Pam quindi assiste più di 3 milioni di persone al mese.

Dalla conferenza di Bruxelles 7 miliardi di dollari per il 2019

I progetti del Pam sono legati a finanziamenti affidabili per mantenere la continuità dell’assistenza alimentare da cui dipendono milioni di siriani vulnerabili. I leader mondiali riuniti a Bruxelles il 14 e 15 marzo, per affrontare la questione del finanziamento delle attività umanitarie nella regione, hanno stanziato circa 7 miliardi di dollari per il 2019. Nella conferenza “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, copresieduta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, l’obiettivo era ottenerne almeno 6. Gli aiuti serviranno per sostenere la popolazione in Siria e i rifugiati nei Paesi vicini, in particolare in Libano e Giordania. L’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, ha annunciato che l’Ue stanzierà 2,01 miliardi di euro (2,27 miliardi di dollari) per il 2019, di cui 1,4 solo per i rifugiati in Turchia.

L’ 80 per cento dei giovani siriani è senza lavoro

Il Pam ha ancora bisogno di ingenti risorse per gestire le operazioni a favore degli sfollati interni in Siria e dei rifugiati nei paesi vicini. Perché i siriani che rientrano nel loro paese hanno bisogno di sostegno e devono lavorare. Il Programma li sta aiutando a produrre il proprio cibo e a generare un reddito in aree sicure e dove il commercio funziona. Il tasso di disoccupazione è del 50 per cento e raggiunge l’ 80 tra i giovani. Nonostante il miglioramento della situazione, la continua assistenza alimentare è vitale per milioni di famiglie e per la stabilità e la sicurezza in Siria.

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-03/siria-guerra-programma-alimentare-mondiale-wfp-cibo-scuola-aiuti.html#play

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