SUDAN – ( 26 Giugno )

Il giallo

Sudan, Meriam di nuovo libera
 
 
 
 
 
 

 

Meriam Yahia Ibrahim Ishag, la cristiana sudanese, che ha rischiato l’impiccagione per apostasia, è stata di nuovo liberata. Adesso si trova in un luogo sicuro. “I nostri referenti di Sudan change now ci hanno confermato che le autorità sudanesi hanno rilasciato Meriam scrive sulla pagina Facebook di Italians for Darfur la presidente dell’associazione, Antonella Napoli.

La donna sudanese di religione cristiana scarcerata lunedì dopo essere stata condannata a morte per apostasia e nuovamente fermata e trattenuta all’aeroporto di Khartoum mentre tentava di lasciare il Paese con il marito Daniel Wani e i due figli, è stata trasferita in un luogo sicuro dagli stessi Servizi segreti che l’avevano bloccata e sottoposta a un lungo interrogatorio.
 
“Anche il dipartimento di Stato Usa ha assicurato – conclude la presidente di Italians for Darfur – che le autorità dopo aver sentito Meriam per diverse ore per questioni legate ai loro documenti l’hanno lasciata andare perchè non era formalmente in arresto. Sulla vicenda sono intervenute anche altre rappresentanze diplomatiche, tra cui quella italiana che è intervenuta subito dopo il fermo per accertare cosa fosse avvenuto e per velocizzare il suo rilascio

Il marito ieri ha lanciato un grido d’aiuto all’Italia, che ha trovato la risposta del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli. “Andrò in Sudan la prossima settimana e se il caso non sarà risolto lo affronterò negli incontri di vertice”, ha annunciato Pistelli all’Ansa, invitando a “mantenere alta la guardia” sulla vicenda.

E stamattina sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri Federica Mogherini. L’Italia ha “avviato i contatti, nel rispetto delle autorità locali” per arrivare “in tempi brevi a una soluzione positiva e definitiva” per Meriam, ha detto a Radioanch’io dopo l’appello di ieri del marito della donna al nostro Paese. “L’Italia si è spesa molto sin dall’inizio” e “in queste ore continuiamo a lavorare con un team legale”, ha spiegato la titolare della Farnesina. Pochi minuti dopo è arrivata la notizia della nuova, e questa volta si spera definitiva, liberazione della donna.

Daniel, il marito di Meriam, con cittadinanza americana e sud sudanese, ha riferito attraverso l’associazione Italians for Darfur di essere “molto preoccupato” e ieri ha chiesto aiuto al nostro Paese per sbloccare la situazione. Il governo italiano “non molla, tiene botta, continuerà il suo impegno”, ha assicurato Pistelli che si prepara a una missione già in programma nel Corno d’Africa, aggiungendo che l’ambasciatore italiano a Khartoum Armando Barucco “ha già fatto e sta facendo molto”. La deputata di Ncd Eugenia Roccella ha chiesto che l’Italia “accolga Meriam e la sua famiglia come rifugiati”.

La vicenda di Meriam sembrava essersi risolta il 23 giugno, quando la Corte d’appello del Sudan aveva annullato la sentenza di condanna a morte per apostasia e quella a 100 frustate per adulterio. Invece ieri, Meriam, il marito e i due figli (Martin di 2 anni e la piccola Maya nata in carcere il 27 maggio) sono stati fermati dagli agenti dei servizi segreti del Niss. Tutti sono stati poi trasferiti in un centro di detenzione vicino all’aeroporto di Khartoum. Dopo il fermo, sembrava che la donna sarebbe stata rilasciata a breve, trattandosi soltanto di una questione procedurale. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Marie Harf aveva confermato, citando rassicurazioni delle autorità sudanesi, che la donna era stata solo fermata, e che presto sarebbe potuta ripartire. 

Secondo i servizi segreti del Niss, infatti, Meriam avrebbe tentato di viaggiare con dei documenti irregolari. In particolare, la donna era in possesso di un documento dell’ambasciata del Sud Sudan e di un visto per gli Stati Uniti. Il caso ha scatenato una situazione di tensione diplomatica: il ministro degli Esteri sudanese ha deciso di convocare l’ambasciatore americano e quello del Sud Sudan riguardo alla vicenda. Kau Nak, incaricato d’affari all’ambasciata del Sud Sudan, ha insistito sulla validità del documento di viaggio di Meriam. “È il classico documento che rilasciamo ai nostri cittadini quando tornano a casa”. Kau Nak ha poi precisato che anche Meriam avrebbe potuto usufruirne perché il marito e i figli sono cittadini del Sud Sudan. Ma Khartoum insiste: quei documenti non sono validi.

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Il testo completo si trova su:

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Meriam-bloccata-nell-icnubo-Sudan.aspx

 
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