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Il mondo ricorda l’11 settembre
Fabio Colagrande e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
L’11 settembre del 2001 tutto il mondo ha assistito attonito e terrorizzato agli attacchi aerei dell’estremismo islamico di Al Qaeda contro obiettivi militari e civili statunitensi, luoghi simbolo della più grande potenza mondiale. Tutti ci siamo sentiti americani per quelli che rappresentano il più gravi attentati terroristici dell’età contemporanea. Un attentato che rappresenta non solo l’inizio dell’escalation terroristica del fondamentalismo contro l’Occidente, ma anche l’avvio di una crisi senza precedenti nel dialogo tra le grandi religioni monoteistiche. “Nonostante la retorica religiosa delle rivendicazioni degli attentatori e di coloro che li hanno combattuti, la questione di quei tragici attentati non era affatto religiosa ma politica” spiega Paolo Branca, docente di Islamologia all’Università Cattolica di Milano. “L’11 settembre è stato però un punto di crisi che ha avviato paradossalmente un nuovo percorso di dialogo approfondito tra cristiani e musulmani – sostiene lo studioso – sfociato recentemente nel Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, firmato nel febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb”. In quel testo si afferma infatti che “il terrorismo non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma alle interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, povertà, ingiustizia e oppressione”.