Menu

IRAN – (18 Novembre 2019)

Iran. “Guerra della benzina”, Teheran attacca gli Usa


Redazione Esteri lunedì 18 novembre 2019
Washington sostiene “le proteste pacifiche del popolo iraniano”. La replica dell’Iran: basta interferenze. Dodici vittime dall’inizio delle proteste
Una stazione di rifornimento devastata dopo le proteste (Ansa)

Una stazione di rifornimento devastata dopo le proteste (Ansa)

 

Botta e risposta tra Stati Uniti e Iran sulla “guerra della benzina”. Con i primi che sostengono “le proteste pacifiche del popolo iraniano”. E il secondo che accusa Washington di “interferenza”.Nei disordini, scoppiati venerdì scorso, le vittime sono dodici, come confermato, per la prima volta solo oggi, da fonti ufficiali iraniane. “Gli Stati Uniti sostengono il popolo iraniano nelle sue proteste pacifiche contro il regime. Condanniamo la forza letale e le severe restrizioni alle comunicazioni usate contro i manifestanti”, aveva dichiarato la Casa Bianca in una nota. “Gli Usa vi ascoltano, vi sostengono, sono con voi”, ha assicurato il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, rivolgendosi su Twitter ai manifestanti iraniani. Immediata la replica iraniana. Il ministero degli Esteri di Teheran ha criticato il capo della diplomazia Usa per le sue parole “interventiste” e per sostenere quelli che il regime iraniano ritiene “un gruppo di rivoltosi”. “Il nobile popolo iraniano sa che osservazioni ipocrite di questo tipo non comportano nessuna sincera simpatia”, ha scritto il ministero in una nota. “È curioso che gli Usa mostrino solidarietà con quello stesso popolo che subisce la pressione del terrorismo economico americano”, si legge nella stessa nota di Teheran, in cui il riferimento è alle sanzioni reintrodotte da Washington dopo il ritiro unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano, del 2015.

La tensione è destinata a salire ancora. Il ministro dell’Interno iraniano, Abdolreza Rahmani Fazil, ha avvertito che le forze di sicurezza interverranno contro i manifestanti, scesi in piazza in tutto il Paese per l’aumento dei prezzi del carburante, se continuerà quello che ha definito “il vandalismo”. Lo riporta l’emittente pubblica Press Tv, sottolineando che il ministro ha riconosciuto il diritto degli iraniani a manifestare, ma nei limiti della legge e che ha messo in guardia contro ogni tentativo di minacciare la sicurezza nazionale. “In qualunque circostanza”, ha dichiarato Fazil, rilanciato anche dalla Cnn, “la sicurezza del Paese e la serenità della popolazione sono le priorità per le nostre forze dell’ordine e militari”.

Una manifestazione pacifica contro il caro benzina nella città di Sari (Ap)

Una manifestazione pacifica contro il caro benzina nella città di Sari (Ap)

Tra venerdì e sabato proteste sono avvenute in almeno una ventina di città, fra le quali Teheran, Shiraz, Isfahan e Yazd. In molti casi, specie nella capitale, gli automobilisti hanno inscenato una nuova forma di manifestazione pacifica, lasciando le auto parcheggiate sulle maggiori arterie stradali per bloccare il traffico. In altri casi si parla di attacchi a distributori di benzina ed edifici pubblici. Voci molto difficili da verificare a causa del black-out sull’informazione, rafforzato da un blocco senza precedenti di Internet. Secondo il sito di monitoraggio Netblocks nella mattina di ieri la connettività nel Paese è stata ridotta fino al 7% del normale, con gli utenti impossibilitati ad accedere alle email, Whatsapp, Instagram, Facebook e Twitter. Solo verso sera il servizio ha cominciato a tornare alla normalità.

La Guida suprema, Ali Khamenei, ha definito gli autori degli atti di violenza avvenuti negli ultimi due giorni in Iran, dei “banditi” agli ordini dei nemici della Repubblica islamica. Lo stesso Khamenei, che si è rivolto alla nazione in un discorso alla televisione, ha affermato che “alcuni hanno perso la vita”. Le fonti ufficiali hanno parlato fino a ieri di due morti, un dimostrante ieri nella città di Sirjan, nella parte centrale del Paese, e un agente di polizia oggi a Kermanshah, nell’ovest. Ieri la conferma che il bilancio è ben più grave. Gli arrestati sono oltre un migliaio. Tutti gli esponenti del regime hanno fatto fronte comune nel sostenere i rincari della benzina (+50% fino a 60 litri al mese, +300% al di sopra di quella soglia), dopo che ieri, davanti all’esplosione della rabbia popolare, qualcuno aveva provato a smarcarsi. Alcuni deputati riformisti, in particolare, avevano manifestato dei dubbi sull’opportunità della misura, in un Paese già in grave sofferenza per l’embargo americano sulla vendita di petrolio, con l’inflazione balzata al 40% e previsioni di un Pil in discesa quest’anno di oltre il 9%.

© Riproduzione riservata
Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ira-guerra-con-gli-usa

condividi su