Ascoltando le parole del Papa, pronunciate durante il suo ultimo Angelus, cosa ha pensato?
Ammiro questo gesto profetico, ricco di unumiltà molto profonda. Il Papa non fugge dalla responsabilità ma è consapevole che, nelle sue condizioni fisiche, non può continuare la sua missione. Quindi lascia il suo posto a un altro che il Signore indicherà per guidare la Chiesa in questo momento critico. Benedetto XVI è per noi tutti, cardinali, vescovi, patriarchi, religiosi, laici un modello da seguire. Egli ci ricorda che dobbiamo servire la Chiesa e non il contrario.
In questi giorni i media parlano di lotte e intrighi di potere allinterno della Curia Romana. La Segreteria di Stato è intervenuta con una nota per smentire e per denunciare il tentativo di condizionare il prossimo Conclave. Come sono state accolte queste notizie dai cristiani mediorientali?
Siamo tutti sotto shock nel leggere sui giornali notizie che parlano di lotte di potere allinterno della Chiesa, di prelati che non hanno una condotta di vita pura e morale, di guerre intestine. Io credo che Benedetto XVI sia stato molto coraggioso nellassumere gravi decisioni relativamente alla pedofilia, come in Irlanda e altrove. Ha avuto anche il coraggio di confessare che rappresentanti della Chiesa avevano sbagliato. Anche in questo ha mostrato tutta la sua grandezza.
Tutte queste storie che impatto hanno sullimmagine e sulla testimonianza della Chiesa nel mondo islamico?
Credo ci voglia un supplemento di credibilità. Purtroppo abbiamo un poco perduto la nostra credibilità e le persone non si accontentano più delle parole ma vogliono gesti coerenti di vita. La gente cerca esempi concreti da seguire nella vita quotidiana. Il Sinodo per il Medio Oriente, del 2010, non a caso sincentrava sulla comunione e sulla testimonianza da vivere, come Chiese orientali, ma anche fra cristiani. Non dobbiamo vivere nei formalismi. Dal futuro Papa mi attendo un grande sostegno per stimolare lunità tra le Chiese cristiane e il dialogo con lIslam. Non siamo mandati solo per il gregge ma per tutti, perché tutti attendono lannuncio della Parola di Dio. Il mondo si attende qualcosa dalla Chiesa e noi pastori, in primis, lo sentiamo, lo avvertiamo. Ho ricevuto poco fa due gruppi di leader islamici che mi hanno confermato che si attendono qualcosa di diverso da noi.
Che Pontefice si augura esca dal Conclave?
Aspettiamo un Papa che sia un padre e un uomo coraggioso. Una persona che conosca bene la situazione e che sappia guidare la Chiesa con chiarezza e senza compromessi. Prego per un Pontefice che pensi a una nuova pastorale per la Chiesa, che rinnovi la disciplina, che lavvicini ancora di più ai giovani, per esempio, che sappia comunicare il Vangelo, con un linguaggio ancora più comprensibile, a questo mondo assetato di speranza. Recentemente, come Chiesa caldea, abbiamo vissuto il nostro Sinodo e, in quelloccasione, noi vescovi abbiamo potuto verificare che, quando è il divino a guidare luomo, allora si va verso il bene. Al contrario, quando luomo vuole sopravanzare il divino, allora cè lo stallo. Io credo che lo Spirito Santo donerà alla sua Chiesa un ottimo Papa.
Avete organizzato liturgie e preghiere per accompagnare Benedetto XVI in questi suoi ultimi giorni da Papa e sostenere i cardinali che entreranno in Conclave?
Il prossimo 28 febbraio avremo, nella cattedrale di Baghdad, una liturgia ecumenica per tutti i martiri iracheni, mons. Paulos Faraj Raho, padre Ragheed Ganni e tanti altri. Nello stesso tempo, pregheremo per Benedetto XVI, perché aiuti con la sua presenza e preghiera la Chiesa. Domenica 3 marzo, poi, celebreremo una messa per tutti i cardinali che entreranno in Conclave affinché lo Spirito Santo possa suscitare in loro la giusta scelta. In tutte le parrocchie pregheremo per Benedetto XVI e i cardinali.
Patriarca, prima parlava di speranza: cè ancora speranza per lIraq?
LIraq vive nellincertezza, oggi potrebbe essere una giornata tranquilla, ma domani chissà. Non abbiamo stabilità, la situazione è precaria sotto ogni profilo, sociale, economico, politico, ma non dobbiamo perdere la fiducia e la speranza di ricostruire il nostro Paese. In Iraq ci sono tantissime persone di buona volontà con cui è possibile lavorare e collaborare per un futuro migliore non solo per i cristiani ma per tutti.