AFRICA/EGITTO – Processo per oltraggio alla religione contro il predicatore islamico che ha definito “infedeli” i cristiani e gli ebrei

CoptsToday
Il Cairo (Agenzia Fides) – Lo Sheikh Salem Abdul Jalil ha cercato  di smorzare le polemiche provocate dal suo recente intervento in tv in  cui aveva definito i cristiani e gli ebrei “infedeli” e la loro dottrina  “corrotta”. Ma intanto le polemiche intorno al “caso” non sembrano  placarsi: diversi giuristi  – compreso il copto Naguib Gabriel – hanno  denunciato lo sheikh musulmano all’autorità giudiziaria con l’accusa di  oltraggio alla religione. E Jalil potrebbe comparire davanti ai giudici  il prossimo 25 giugno.
 Il caso, come già riportato dall’Agenzia Fides (vedi Fides 11/5/2017), è  iniziato quando lo Sheikh Salem Abdul Jalil, Sottosegretario al  Ministero egiziano per le dotazioni religiose (Awqaf), durante un  programma televisivo sul canale privato al Mehwar si è inoltrato in una  spiegazione esegetica di versetti del Corano riguardanti i non  musulmani. In tale contesto, citando il Corano, Jalil aveva definito  cristiani e ebrei come “infedeli” (kafar), perché rifiutano di seguire  gli insegnamenti del Profeta Mohammed, e sono chiamati a convertirsi  all’islam prima di morire,  se vogliono evitare la punizione divina  riservata agli infedeli dopo la vita terrena. Gli argomenti utilizzati  dallo Sheikh Jalil hanno suscitato reazioni negative da parte  commentatori e analisti, che hanno accusato il predicatore islamico di  usare lo stesso linguaggio dei gruppi jihadisti che uccidono i cristiani  copti  definendoli “infedeli”, anche per minare l’unità e la concordia  nazionale. Il predicatore è stato anche sconfessato da Mohamed Mokhtar  Gomaa, attuale Ministro dell’Awqaf, e quel Ministero, già mercoledì 10  maggio ha diffuso un comunicato per far sapere che allo sheikh Jalil è  stato vietato di predicare nelle moschee. Intanto i media egiziani  riferiscono che Abdul Jalil sarà sottoposto a processo con l’accusa di  vilipendio della religione, dopo gli esposti e le denunce a suo carico  presentati all’autorità giudiziaria da diversi giuristi. “Finora”  riferisce all’Agenzia Fides Boutros Fahim Awad Hanna, Vescovo copto  cattolico di Minya “qui in egitto ci sono stati processi contro  cristiani o musulmani accusati di aver offeso l’islam. Questo potebbe  essere il primo processo a carico di un musulmano accusato di aver  offeso il cristianesimo e l’ebraismo”. 
 Dal canto suo, Jalil ha è intervenuto con dichiarazioni di diverso  registro, per difendere la sua posizione. In una dichiarazione,  riportata dai media egiziani, ha ripetuto che i musulani considerano il  cristianesimo e l’ebraismo come “dottrine ‘corrotte’, esattamente come i  cristiani considerano l’islam come una dottrina corrotta, ma questo non  significa cle l’islam giustifica l’uccisione o la discriminazione dei  seguaci delle altre religioni”. Poi, davanti all’ulteriore montare delle  polemiche, Jalil ha provato a gettare acqua sul fuoco intervenendo  telefonicamente a un altro programma tv: in tale occasione, lo sheikh  non ha compiuto una ritrattazione sostanziale rispetto alle sue  affermazioni precedenti, ma ha sottolineato che le differenti  convinzioni teologiche e dottrinali non minano di per sé la convivenza  tra comunità di fede diversa. Jalil ha poi espresso sentimenti di stima e  di affetto per i fratelli copti, scusandosi solo per la scelta delle  espressioni con cui aveva esposto i suoi argomenti. (GV) (Agenzia Fides  12/5/2017).  
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