

Autobombe, kamikaze, attacchi a colpi di arma da fuoco e agguati a personaggi delle istituzioni. Il terrorismo iracheno è tornato a colpire in ogni modo e lungo tutto il Paese, da nord a sud. L’episodio più grave è avvenuto Kerbala, città santa sciita, dove due esplosioni hanno causato almeno 13 morti. Duramente provata anche la capitale Baghdad: qui un’autobomba è esplosa nel parcheggio del Ministero degli esteri, uccidendo nove persone. E poi ancora Kirkuk con sette vittime e altre 14 esplosioni e attacchi ai posti di blocco tra Samarra, Latifiya, Hilla e altre località minori. Il terrorismo iracheno ha voluto dimostrare che il governo non è in grado di garantire la sicurezza, nonostante i massimo livello di allerta in vista del summit della Lega Araba che si terra a Baghdad dal 27 al 29 marzo, il primo nel Paese in oltre 20 anni. Una prova di forza che ancora una volta contribuisce a destabilizzare il precario scacchiere iracheno, come conferma don Renato Sacco, di Pax Christi, da sempre vicino alla comunità cristiana irachena:
“LIraq è un paese ricco. Il crollo di Saddam, con linvasione e la guerra, ha scoperchiato grossi interessi e adesso cè in ballo la lotta per assestarsi, per controllare alcune zone dellIraq. LIraq è un mosaico e credo ci sia qualcuno che non vuole che resti un mosaico, ma che diventi monocolore, almeno a grandi pezzi. Qualcuno dice che si va verso uno sgretolamento del mosaico, verso un Iraq che non sarà più Iraq, ma una terra dominata da sciiti, sunniti e curdi”.
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