ASIA/IRAQ – Il Patriarca caldeo: in questa fase critica, i cristiani mettano da parte progetti irrealizzabili e non si chiudano in trincea

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Baghdad (Agenzia Fides) – Mentre procede la progressiva  riconquista di Mosul da parte delle forze anti- Califfato, e si  infittiscono interventi e prese di posizione sul futuro assetto politico  delle regioni sottratte al dominio dei jihadisti dell’autoproclamato  Stato Islamico (Daesh), il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako diffonde  una sua breve ma efficace lettura del momento complesso attraversato  dall’Iraq, suggerendo ai cristiani di non chiudersi in trincea e di non  farsi abbagliare da proposte irrealiste e intempestive. 
 Il testo del Patriarca, diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato,  sembra far riferimento alle ipotesi – rilanciate anche di recente da  politici cristiani iracheni (vedi Fides 5/5/2017) – di istituire nel  nord dell’Iraq aree protette riservate alle minoranze etnico-religiose –  comprese quelle cristiane – dotandole di autonomia amministrativa o  addirittura sottoponendole a garanzie e sistemi di protezione  internazionali. Nel momento attuale – sostiene il Primate della Chiesa  caldea, nel testo pervenuto all’Agenzia Fides – la priorità per tanti  cristiani iracheni è quella di provare a tornare  alle loro città di  origine e alle loro case, che furono costretti a lasciare nel 2014  davanti all’offensiva jihadista. Ciò implica l’urgenza di ricostruire le  infrastrutture andate distrutte, e su questo terreno – nota il  Patriarca – è legittimo e doveroso chiedere al governo iracheno e anche a  organismi e attori internazionali –  compresi gli USA – di sostenere  materialmente lo sforzo della ricostruzione. In tale processo – prosegue  il Patriarca Sako – sarà conveniente affidare a rappresentanti della  popolazione locale la gestione delle istituzioni politiche e  amministrative dell’area. Potrà anche esser richiesto il contributo di  osservatori esterni neutrali, che vigilino sui processi di reale  integrazione tra le diverse componenti etnico-religiose, evitando che  gruppi di cittadini siano considerati come “infedeli” o discriminati. Ma  solo dopo il ritorno della stabilità nel Paese  – rimarca il Primate  della Chiesa caldea – potranno essere avviati processi per richiedere la  creazione di nuove unità amministrative autonome, come strumenti per  tutelare i diritti e la continuità di presenza dei gruppi  etnico-religiosi minoritari. 
 I cristiani, soprattutto in questo momento citico – insiste il Patriarca  Louis Raphael – sono chiamati a scelte sagge, cominciando da quella di  “tenersi alla larga dai conflitti politici che li circondano, senza  farsi coinvolgere in essi”. Ai cristiani conviene anche “evitare di  mettersi in trincea contro altri, magari esprimendo richieste  impossibili da realizzare”. La prospettiva suggerita dal Patriarca ai  cristiani iracheni per il momento presente è quella di “prendere con  coraggio l’iniziativa di costruire insieme agli altri cittadini un Paese  civile, con uno Stato moderno e democratico, dove viene rispettata la  Costituzione che garantisce a tutti pieni diritti di cittadinanza”.  Sperando e pregando che il dopo-Daesh non sia segnato da nuovi conflitti  settari, che porterebbero “a altro spargimento di sangue, o addirittura  alla nascita di un ‘nuovo’ Daesh, ancora più aggressivo del primo”.  (GV) (Agenzia Fides 6/5/2017).
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