ASIA/LIBANO – I Partiti cristiani tornano a chiedere compatti una nuova legge elettorale

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Beirut (Agenzia Fides) – Nel perdurante stallo istituzionale che  connota la scena politica libanese, le recenti ipotesi di superare la  paralisi e rivitalizzare il parlamento  ricorrendo a una “legislazione  di necessità”, fuori dai meccanismi consolidati su cui si regge il  delicato equilibrio politico nazionale (ipotesi prefigurate in  particolare dal Presidente della Camera, Nabih Berri) non hanno trovato  finora consenso nei blocchi politici contrapposti. Ma negli ultimi  giorni, le principali sigle politiche cristiane, pur schierate su fronti  diversi, hanno espresso in maniera convergente la disponibilità a  riprendere attivamente la propria partecipazione alla vita parlamentare,  se al centro dei lavori verrà messa la discussione del rinnovamento  della legge elettorale in vista delle prossime elezioni legislative, in  programma per giugno 2017. 
 “Noi vogliamo una legge elettorale che garantisca una rappresentazione  efficace e corretta dei cristiani che stanno lottando per recuperare i  loro diritti fondamentali all’interno delle amministrazioni e degli  organi dello Stato” ha dichiarato ad un quotidiano libanese l’ex  ministro Gaby Layoun, membro del blocco parlamentare “Cambiamento e  riforma”, che fa capo all’ex generale Michel Aoun. Ma anche esponenti  delle Forze Libanesi, il Partito rivale guidato da Shamir Geagea, hanno  annunciato il loro boicottaggio dei lavori parlamentari se non verrà  messa presto all’ordine del giorno la questione della legge elettorale.  Una richiesta su cui sembra convergere anche il partito Kataeb: la  formazione politica indipendente mantiene il rifiuto di principio a  partecipare alle sedute parlamentari nell’attuale situazione che vede  vacante ormai da quasi due anni e mezzo la carica di Capo dello Stato.  Ma l’ex ministro Selim Sayegh, rappresentante di Kataeb, ha fatto sapere  che  “il Kataeb parteciperà a una seduta parlamentare se la legge  elettorale è iscritta all’ordine del giorno”.
 Già nel gennaio 2013, le principali forze politiche cristiane (Corrente  Patriottica Libera, Forze Libanesi, Kataëb et Marada), pur appartenenti a  blocchi politici diversi, avevano espresso consenso unanime nei  confronti della proposta di legge formulata dal cosiddetto  “Rassemblement ortodosso”. La controversa proposta di riforma prevedeva  di trasformare il Libano in un distretto elettorale dove ogni cittadino  vota solo per membri appartenenti alla propria confessione religiosa.  Tale prospettiva era stata di fatto accantonata dopo le stroncature  radicali espresse rispetto a essa da parte di parlamentari cristiani  indipendenti e dal cristiano maronita Michel Sleiman, che allora  ricopriva il ruolo di Presidente della Repubblica libanese. (GV)  (Agenzia Fides 11/10/2016)
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