ASIA/TURCHIA – L’analista Oktem: la chiamata delle moschee a favore del governo decisiva per far fallire il Colpo di Stato

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Istanbul (Agenzia Fides) – Quando in Turchia si è diffusa la  notizia del tentativo di Golpe, la Direzione nazionale degli affari  religiosi ha disposto che gli imam dalle moschee lanciassero subito ad  alta voce la “salah”, la preghiera rituale islamica, per esprimere il  sostegno al governo e alle autorità dello Stato. Tale intervento,  decisivo per mostrare il sostegno popolare ai governanti e segnare il  fallimento del colpo di Stato, “non ha precedenti nella storia recente  della Turchia, ma ne trova uno se si risale indietro, ai tempi  dell’Impero ottomano, quando il Sultano chiamava le moschee a  organizzare il sustegno popolare contro le ribellioni dei Giannizzeri,  che rappresentavano la sua guardia scelta”. 
 La suggestiva comparazione storica viene richiamata dall’analista di  geo-politica Emre Oktem, professore di diritto internazionale presso la  Galatasaray Universitesi di Istanbul. “Vista la portata decisiva di  quella scelta” azzarda l’analista turco “viene da immaginare che chi ha  disposto quella mossa  aveva presente quell’esperienza storica ormai  lontana, e ha voluto riattualizzarla”. 
 In una conversazione con l’Agenzia Fides, il prof. Oktem offre altri  spunti d’analisi non scontati di analisi ripetto a quanto è avvenuto in  Turchia nella tarda serata di venerdì 15 luglio: “Colpisce, dal punto di  vista di quella che Curzio Malaparte definirebbe la ‘tecnica del colpo  di Stato’, che gli aspiranti golpisti abbiano tentato di ripetere uno  schema  identico a quello del golpe riuscito del maggio 1960, e dei  golpe falliti che vennero dopo. C’è un anacronismo di più di mezzo  secolo. Come se non si rendessero conto che viviamo nel 2016. Per  esempio, hanno provato a occupare la rete televisiva statale. Ma nel  1960 c’era solo la rete radiofonica, bastava impossessarsi di quella per  condizionare tutto il Paese. Adesso, ci sono migliaia di canali tv e  radio… Volevano nominare rappresentanti militari di alto livello a  capo della Banca nazionale, come si rovava a fare negli anni Settanta.  Ma ora siamo nel Ventunesimo secolo, l’economia globale si muove lungo  altre direttrici, non basta provare a controllare la Banca dello  Stato…. insmma, i golpisti non sembravano aver presenti le dinamiche  reali vissute dal popolo turco”. 
 Per il futuro – aggiunge Emre Oktem – è ancora troppo presto per intuire  quali saranno le ripercussioni del golpe fallito sul piano nazionale e  su quello globale. Il movimento di Fethullah Gülen, il pensatore  residente negli Usa, è stato per lungo tempo una componente importante  del fronte islamico che appoggiava Erdogan. Adesso gli organi del  governo turco indicano Gulen come l’ispiratore del golpe, e potrebbero  presentare agli Usa la richiesta di estradizione. “Se gli Usa  rifiuteranno” aggiunge Oktem “potrebbe nascere una crisi tra Stati Uniti  e Turchia, proprio in un momento in cui i due Paesi dovrebbero  collaborare nella lotta al terrorismo. Inoltre, occorre verificare come  verranno giudicati i militari e i funzionari di Stato arrestati. Se i  loro processi saranno svolti in maniera illegale, ciò provocherà nuove  tensioni sociali e aprirà la porta a nuove crisi”. (GV) (Agenzia Fides  18/7/2016). 
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