A Mustapha Adib l’incarico per un nuovo governo in Libano
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Mustapha Adib, 48 anni, attuale ambasciatore del Libano in Germania, Mustapha Adib, ha accettato l’incarico di formare un nuovo governo a Beirut, impegnandosi a formare “in tempi brevi” una squadra di “esperti” con una missione “riformatrice”. Il suo nome è quello che ha ricevuto il più alto numero di consensi. Il presidente Michel Aoun ha avviato stamattina le consultazioni, a cominciare dagli ex primi ministri, tra i quali Najib Mikati e Saad Hariri, che hanno subito annunciato il loro sostegno a Mustapha Adib. L’ambasciatore, indicato dai sunniti di Futuro, ha trovato subito anche l’appoggio delle forze sciite di Hezbollah e Amal.
Un governo di scopo
Il governo Diab si è dimesso in blocco sull’onda delle proteste popolari, sei giorni dopo la tragedia nel porto di Beirut – oltre 220 morti, 7000 feriti e 300.000 sfollati – che ha scosso l’intero Paese e la comunità internazionale. Un esecutivo che ha avuto vita breve: era stato formato a gennaio dopo il passo indietro ad ottobre, sempre sotto le pressioni popolari, dell’esecutivo di Saad Hariri. Le forze politiche sembrano ormai consapevoli della necessità di un “governo di scopo” che faccia uscire il Paese dalla crisi economica e politica, aggravata dalle devastanti esplosioni al porto di Beirut del 4 agosto.
A 100 anni dal Grande Libano
Era il primo settembre 1920, quando il generale francese Henri Gouraud dal portico di un palazzo di Beirut, circondato dai leader politici e religiosi locali annunciò la fondazione dello Stato del Grande Libano, che avrebbe dovuto comprendere anche la Siria, precursore del moderno Stato libanese. Da allora diverse vicende storiche si sono susseguite, fino ad arrivare alla Costituzione che riconosce 18 confessioni religiose, prevede che il presidente della Repubblica sia cristiano, il capo del governo sunnita e il capo del parlamento sciita, e stabilisce che i suoi 128 seggi parlamentari siano divisi tra cristiani, sunniti e sciiti. Il tutto avviene secondo un preciso accordo numerico-rappresentativo, unico nella regione. Il punto è che i governi nati da questo sistema hanno sempre avuto difficoltà ad attuare i programmi e non sono riusciti a soddisfare le richieste popolari per migliorare le condizioni di vita. Sulla scia del presidente francese Macron, i leader occidentali si sono uniti alle richieste dei libanesi, in patria e all’estero, per un profondo cambiamento politico.
Campanini: il sistema confessionale non aiuta le riforme
Per ragionare sul ruolo della Francia, ricordare le specificità e i limiti dell’attuale assetto politico-costituzionale libanese e mettere a fuoco la prospettiva di un patto politico nuovo, abbiamo intervistato il professor Massimo Campanini, tra i massimi esperti di Vicino Oriente: