A Doha il mandato di rappresentare gli Usa a Kabul
Firmata un’intesa tra Stati Uniti e Qatar che formalizza il ruolo di mediazione dell’emirato coi talebani. Permetterà ulteriori evacuazioni di afghani a rischio, ma offrira un canale anche per gli aiuti umanitari in un Paese economicamente in ginocchio. La denuncia dell’Unicef: “La disperazione è tale che si vendono in spose bambine di 20 giorni”.
Washington (AsiaNews/Agenzie) – Gli Stati Uniti e il Qatar hanno firmato ieri a Washington un’intesa che affida formalmente al Paese del Golfo il compito di rappresentare gli interessi diplomatici americani in Afghanistan, dopo il ritiro della propria ambasciata ad agosto in seguito alla presa di potere dei talebani. L’intesa è stata firmata dal segretario di Stato statunitense Antony Blinken e dal ministro degli Esteri qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani e prevede l’apertura dal 31 dicembre – all’interno dell’ambasciata di Doha a Kabul – di una sezione specifica che fornirà alcuni servizi consolari e monitorerà le condizioni delle strutture e delle iniziative portate avanti dal personale americano in questi anni.
L’accordo formalizza una situazione di fatto: il Qatar – sede della maggiore base militare americana in Medio Oriente – ospita a Doha anche l’ufficio politico dei talebani che è stato il canale attraverso cui gli Stati Uniti hanno negoziato il ritiro delle loro truppe dal Paese dopo vent’anni di presenza. E sempre il Qatar è stato lo snodo principale del ponte aereo attraverso cui migliaia di afghani a rischio hanno potuto lasciare il Paese quest’estate. Sono stati 124mila quelli transitati dall’emirato in agosto; ma anche nei mesi successivi vi sono stati almeno altri 15 voli della Qatar Airways che hanno permesso a persone che avevano lavorato con le truppe statunitensi di lasciare Kabul. Tuttora 8mila afghani si trovano in Qatar in attesa che venga esaminata la loro richiesta di visto per gli Stati Uniti, mentre altre migliaia di persone a rischio sarebbero ancora in Afghanistan.
L’indicazione del Qatar come “protettore dei propri interessi” in Afghanistan permetterà agli Stati Uniti e agli alleati occidentali di mantenere un contatto con i talebani senza un riconoscimento politico del loro governo. Questo sarà molto importante soprattutto per la questione dell’emergenza umanitaria e alimentare che con l’inizio dell’inverno si fa sempre più grave nel Paese. L’Afghanistan ha infatti un bisogno vitale degli aiuti internazionali, anche perché alla guerra e al terremoto politico creato dal ritorno al potere dei talebani si sommano le conseguenze di una grave siccità, abbattutasi sul Paese negli ultimi due anni.
Ieri un nuovo appello è stato lanciato da Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef: “Sono profondamente preoccupata – ha dichiarato – per le notizie di un incremento dei matrimoni precoci in Afghanistan. Abbiamo ricevuto rapporti credibili di famiglie che offrono figlie di appena 20 giorni per un futuro matrimonio in cambio di una dote”. Anche prima della recente instabilità politica, i partner dell’Unicef avevano registrato 183 matrimoni di bambini e 10 casi di vendita di bambini tra i 6 mesi e i 17 anni nel corso del 2018 e del 2019 nelle sole province di Herat e Baghdis. Ma ora – continua Fore – “la situazione economica estremamente disastrosa in Afghanistan sta spingendo sempre più famiglie nella povertà e le costringe a fare scelte disperate, come far lavorare i bambini e far sposare le ragazze in giovane età. E dato che alla maggior parte delle ragazze non è ancora consentito di tornare a scuola, il rischio di matrimoni precoci è ora ancora più elevato”.
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