



R. Abbiamo visto tempi migliori rispetto ad oggi, perché gli anni 2006, 2007 e 2008 facevano percepire molto più ottimismo. Oggi lincertezza di un ritiro delle truppe nel 2014, lavvicinamento di una fazione talebana verso il governo centrale afghano e la paura di un ritorno a regimi integralisti portano le persone ad avere molta prudenza nel muoversi. Molte donne hanno rinunciato al burqa e questo specialmente nelle parti più agiate di Kabul. Se però ci si sposta nelle periferie stesse della città o addirittura si esce e si va verso i villaggi, le donne hanno tutte il burqa. E vero che ora faceva molto freddo, la temperatura superava i 20 gradi sotto lo zero e nevicava, ma era rarissimo vedere nei villaggi donne per le strade.
D. Quando i talebani erano al potere, le donne non potevano essere visitate da un medico se non attraverso un telo con un piccolo foro, non potevano studiare e perfino leggere e dovevano girare completamente coperte dal burqa e questo solo per fare alcuni esempi E ancora così per legge o almeno sul piano legale ci sono dei cambiamenti?
R. Il piano legale è completamente mutato: la legge non prevede più il disconoscimento della donna, ma bisogna distinguere tra quelle che sono le leggi centrali e quello che è poi la realtà dei fatti e questo specialmente nelle realtà tribali, dove gli stessi uomini indossano ancora labito tradizionale, portano le barbe lunghe e i turbanti e le donne non hanno mai dismesso i burqa. Oggi lassistenza sanitaria alle donne è garantita, ma il problema è farle arrivare agli ospedali, perché sono i mariti che ancora tendono ad essere radicati in una mentalità quasi pre-islamica – di vergogna, onore e tutto quanto il resto – e quindi non permettono alle donne di accedere alle cure sanitarie. Di fatto le strutture sanitarie per le donne oggi sono accessibili.
D. Oggi le donne possono anche studiare
R. E stata una grande sorpresa e credo che qualcuno si stupirà nel sentirmelo dire: al di là di Kabul e della zona nordest e nordovest che è già un po più liberalizzata da tempo, in questo mio ultimo viaggio sono stato anche a Kandahar, che è una roccaforte tipica talebana, e qui ho visto anche donne lavorare e bambine andare a scuola. Certo, la strada tra laeroporto e la città è ancora pericolosissima e controllata dai talebani. Questa però è la realtà urbana. Nelle aree extraurbane, quindi nei villaggi e tra le montagne, tutto questo non avviene: le donne sono ancora segregate e ancora oggi nella case e nei quartieri di Kabul si tende a privilegiare il figlio maschio, con lalimentazione, con la scolarizzazione; se ci sono dei vestiti caldi si danno ai maschi e non alle femmine, perché si pensa che se muore una bambina ha meno importanza che se muore un maschio.
D. E vero che in Afghanistan la violenza sessuale non è solo verso le donne ma anche verso i ragazzini maschi?
R. Sì, è assolutamente vero. Questo avviene indistintamente per maschi e per femmine. Uno dei focus di Pangea è anche sui diritti dei minori e sul diritto allinfanzia. E un Paese dove linfanzia è negata e dove il fenomeno dei bambini di strada è imperante. I bambini corrono rischi di ogni genere: dallo stupro alla possibilità di essere rapiti da trafficanti di esseri umani ed esportati come pezzi di ricambio per la compravendita di organi e anche per lutilizzo a scopi sessuali in Occidente. (mg)
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