AFRICA/MALI – (4 Novembre 2020)

AFRICA/MALI – “Il jihadismo si combatte sconfiggendo in primo luogo la povertà diffusa” afferma un missionario

mercoledì, 4 novembre 2020 jihadisti   missionari   violenza  

Questa estate il Oresidente Ibrahim Boubacar Keïta è stato rovesciato da un golpe organizzato dalle forze armate. I militari hanno poi creato un governo insieme ad esponenti della società civile che rivendicavano politiche economiche più efficaci e una lotta serrata alla corruzione. «La politica non riesce a dare risposte alle esigenze della popolazione – continua p. Arvedo -. La corruzione è diffusissima ed è un ostacolo alla crescita sociale ed economica della nazione». A ciò si unisce una criminalità sempre più potente. Negli anni, il Mali è diventato un hub del traffico internazionale di droga. Un commercio che le Nazioni Unite stimano abbia un valore intorno ai 26 miliardi l’anno e che alimenta corruzione, violenza, disperazione e tossicodipendenza.

Padre Arvedo ha sempre lavorato al servizio della diocesi di Bamako. Prima come coadiutore nella parrocchia di Kati, poi come professore e direttore del seminario di Kulikoro, e, dal 1992, nel centro di formazione dei catechisti nei pressi della missione di Kati. Negli anni non ha mai notato gravi attriti con i musulmani. «Tra i Bambara – spiega p. Arvedo – c’è un detto: “In un villaggio prima si costruisce la capanna della cucina e poi quella della moschea”. Questo significa che prima viene il rispetto per l’uomo e per il dialogo tra gli uomini e poi le differenze di fede. La cultura locale si fonda tutta su questo atteggiamento di accoglienza. Recentemente ho calcolato che nella comunità di Kati il 49% delle coppie sono miste con un marito o una moglie cristiano e un coniuge musulmano. Da questa mescolanza nasce l’accettazione reciproca. Il vero dialogo è nelle famiglie e quindi ha radici profonde».

Questo rispetto reciproco è però minacciato dal progressivo diffondersi dell’estremismo islamico. P. Arvedo, nel suo lavoro di cappellano delle carceri, ha conosciuto alcuni miliziani: «Molti giovani senza speranza si sono buttati nelle braccia delle reti jihadiste. In esse cercano uno strumento di rivalsa delle loro frustrazioni. Dicono di lottare contro gli occidentali e contro i cristiani che sono causa della loro miseria. Lo ripeto il jihadismo si combatte sconfiggendo in primo luogo la povertà diffusa».

In carcere, p. Godina cerca di avvicinare e di aiutare i miliziani. «Con loro parlo, cerco di sostenerli. Procuro le medicine quando ne hanno bisogno. Spiego loro il Cristianesimo e li aiuto a capire e a dialogare – conclude padre Arvedo -. Con alcuni di essi si è instaurata anche una profonda amicizia. Alcuni di essi però rifiutano il dialogo e si radicalizzano. Leggono e rileggono il Corano e ne traggono gli insegnamenti più estremi. Così, quando escono, sono pronti per tornare nelle fila dei combattenti».
(EC) (Agenzia Fides 4/11/2020)

Il testo originale e completo si trova su:

http://fides.org/it/news/68956-AFRICA_MALI_Il_jihadismo_si_combatte_sconfiggendo_in_primo_luogo_la_poverta_diffusa_afferma_un_missionario

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