ALBANIA – ( 18 Giugno )

ALBANIA

Elezioni, ma senza svolta

Appello dei vescovi al voto nelle elezioni del 23 giugno “come occasione di partecipazione attiva alla vita pubblica del Paese”. Albert P. Nikolla, portavoce dei vescovi: “Penso che sia i partiti di destra sia quelli di sinistra sono ancora schiavi di una mentalità comunista, dove la bugia era totalitaria, e sono pronti a fare dei brogli, qualora questo fosse possibile”

Vincenzo Corrado


Sono elezioni ritenute da tutti cruciali, ma in Albania il cammino verso il voto di domenica 23 giugno pare non abbia avuto cambiamenti in meglio rispetto al passato. Eppure il voto per rinnovare i vertici politici del Paese sarà, per Tirana, un test importante anche in funzione di un futuro percorso di avvicinamento all’Unione europea. Fra i cittadini c’è sempre un certo scetticismo verso una classe dirigente che non ha ancora superato il trauma post-comunista, mentre le riforme stentano a decollare. Per far fronte a questa situazione l’episcopato albanese ha diffuso, nelle scorse settimane, un documento in cui invita, tra l’altro, a “prendere parte alle elezioni come occasione di partecipazione attiva alla vita pubblica del Paese”. Quali le prospettive aperte dal documento e quale la situazione del Paese alla vigilia del voto? Facciamo il punto con Albert P. Nikolla, portavoce dei vescovi.

Come è stato accolto il documento dei vescovi?
“Il documento è stato diffuso agli organi di stampa ed è stato letto anche nelle Chiese cattoliche in tutta l’Albania il 19 maggio. A mio parere, l’impatto è stato davvero grande. Gli organi di stampa hanno dato un risalto notevole alla lettera. È importante sottolineare che questa non è la prima volta che l’episcopato albanese si pronuncia sulle elezioni o altri eventi importanti per la vita del Paese. Anche a livello delle parrocchie c’è stata una grande eco e questo l’abbiamo recepito sia dai contatti con i sacerdoti sia dalla rete dei volontari della Caritas. In un momento in cui la campagna elettorale è molto confusa, i credenti hanno accolto con molto favore il pronunciamento della Chiesa sulle elezioni. Questa campagna confusa crea una specie di smarrimento ed è anche per questo che la lettera era indispensabile”.

Nel documento i vescovi evidenziano “alcuni fenomeni negativi che possono danneggiare pesantemente il processo elettivo”: voti comprati o estorti sotto minaccia, manipolazioni varie, il rischio di un’amministrazione irregolare del processo delle elezioni in tutti i suoi passaggi…
“Purtroppo, in Albania, da quando è caduto il comunismo, solo le elezioni del 1992 non sono state contestate. Ogni volta ci sono accuse di brogli, pressioni, furti e altro. Il Paese non è riuscito ancora a organizzare delle elezioni che non siano contestate. Questo perché esiste una mentalità della politica come potere ‘su’ e non come potere ‘per’ (per dirla con Hans Jonas) e per questo motivo, ogni azione che permette di avere il potere è lecita. Penso che sia i partiti di destra sia quelli di sinistra sono ancora schiavi di una mentalità comunista, dove la bugia era totalitaria, e sono pronti a fare dei brogli, qualora questo fosse possibile. Per le votazioni ci sono anche gli osservatori internazionali, ma questi non sono in grado di osservare il voto anche dal punto di vista sostanziale, ossia capire se un cittadino è libero di votare o se subisce pressioni quando è a casa sua o al posto di lavoro. Gli osservatori vedono solo la parte formale del voto nei seggi elettorali. Questo non basta per avere un giudizio veritiero sull’esito elettorale”.

Come giudica la campagna elettorale in corso? I vescovi auspicavano che fosse basata su “proposte programmatiche” e non sulla “denigrazione dell’altro”…
“I vescovi avevano ragione nel puntare l’accento sulle proposte programmatiche, ma anche su questo argomento, ahimè, i partiti seguono la loro logica: niente proposte serie basate su programmi seri ma battute e barzellette, attacchi personali e familiari sugli avversari. I dibattiti tv sono quasi miserabili. Ciò avviene perché non ci sono programmi politici seri che derivino da una politica seria”.

Quanto è importante questa tornata elettorale per il futuro dell’Albania, anche in chiave europea?
“Molto importane direi, perché siamo sempre in fase di dialogo con l’Unione europea sull’adesione e non siamo ancora un Paese candidato. L’Europa è strumentalizzata in chiave elettorale dai politici, ma loro non sono seriamente intenzionati e desiderosi di portare l’Albania verso l’Ue. Sanno che se l’Albania si avvicina all’Europa, ci sarà meno spazio per la corruzione e per la politica finalizzata a scopi personali”.

Qual è il suo auspicio per domenica?
“Prima di tutto che non ci siano dei disordini! In secondo luogo auguro che ogni cittadino che vuole il bene del Paese vada a votare e scelga quel partito che ritenga sia meno dannoso per l’Albania di domani. Si tratta di scegliere il male minore in questa fase di transizione che sembra non finire più”.

 

Il testo completo si trova su:

http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/06/00264208_elezioni_ma_senza_svolta.html

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