ARABIA SAUDITA/EAU – (13 Marzo 2021)

Riyadh sfida Dubai: ma perde sui diritti, prima ancora dell’economia

L’Arabia Saudita impone alle imprese estere di fissare nella capitale la loro sede regionale. La legge entrerà in vigore nel 2024 e lascia ampi margini di tempo (e trattativa). Analisti ed esperti parlano di “annuncio a effetto” o “capriccio” di bin Salman. L’emirato resta più attraente non solo per i finanziamenti, ma per la maggiore libertà (anche di fede).

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Alleati sul piano politico, gli Emirati Arabi Uniti (Eau) rappresentano un rivale economico e commerciale per Riyadh sul piano regionale e internazionale, capace sinora di attirare ricchezze e investimenti meglio di quanto non abbia fatto il regno wahhabita. Il quadro potrebbe però mutare in un futuro non troppo lontano, grazie a investimenti e (tentativi di) riforme lanciati dalla casa dei Saud. Primo fra tutti, l’ambizioso piano pluridecennale “Vision 2030” promosso dal principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), che vorrebbe ridisegnare il volto della nazione con aperture alla modernità, glissando su abusi draconiani ai diritti umani.

Di recente Riyadh ha annunciato l’intenzione di chiudere i contratti in essere con imprese e realtà commerciali la cui sede regionale non è stabilita nel regno. Il provvedimento, che non intende incidere sulla capacità degli investitori di fare il loro ingresso sul mercato interno o perseguire le attività nel settore privato, entrerà in vigore il primo gennaio 2024.

Secondo alcuni analisti e investitori locali, si tratta in realtà di un “annuncio a effetto o un capriccio” di Mbs, perché fissare una data così lontana nel tempo è un modo per concedere ampio margine di trattativa alle realtà già operative e trovare una soluzione con il governo. Pur restando la più importante economia del mondo arabo, infatti, anche l’Arabia Saudita deve fronteggiare i contraccolpi dovuti alla pandemia di nuovo coronavirus e la caduta dei prezzi del petrolio. Inoltre il tasso di disoccupazione ha toccato quota 15%, sebbene le imprese straniere presenti nel Paese siano costrette per legge a riservare una quota ai cittadini sauditi nei termini di forza lavoro.

Nel frattempo un gruppo di lavoro legato al ministero saudita degli Investimenti ha lanciato una vera e propria campagna di reclutamento per convincere aziende, multinazionali e imprese a fissare le sedi regionali a Riyadh. Fra i bonus proposti una fiscalità di favore, dispense sui visti ai passaporti per almeno 10 anni e incentivi economici per l’assunzione di personale locale. Un modo nemmeno troppo velato per allinearsi sulle posizioni di Dubai e competere con quello che, al momento, resta il polo di maggior attrazione di tutto il Medio oriente. In realtà, l’offerta non ha sortito gli effetti desiderati e la distanza con l’emirato resta ancora ampia da colmare.

Per incentivare lo sviluppo e affrancare la nazione dal petrolio, il principe ereditario ha approvato di persona il progetto che porterà alla nascita della futuristica città di Neom. A nord di Riyadh sorge poi il quartiere al-Aqiq, un polo finanziario avviato nel 2006 e costellato di grattacieli e palazzi moderni su un totale di 1,6 milioni di metri quadri. I lavori di costruzione sono ancora in atto, ma l’area è già oggi meta di passeggio per molti cittadini, sebbene all‘interno molte sedi e uffici restino vuoti. Un confronto impietoso con il centro finanziario di Dubai, nato due anni prima e contraddistinto da un’atmosfera vibrante e da un volume di affari fra i primi al mondo.

L’obiettivo delle autorità saudite è di convincere almeno 500 imprese straniere a fissare nella capitale la loro sede regionale entro i prossimi 10 anni, creando al contempo 35mila nuovi posti di lavoro. Ciononostante, Dubai mantiene il primato per le migliori possibilità di investimento offerte, una maggiore libertà di vita e la nazionalità concessa ad alcune categorie di lavoratori. L’opinione comune è che “Dubai rimane avanti di 10-15 anni” rispetto a Riyadh e ai sauditi, che oltre all’economia dovrebbero guardare ai diritti e alle libertà, anche quella di culto oggi proibita nel regno ad eccezione dell’islam sunnita, per attirare investitori e capitali dall’estero.

Il testo originale e completo si trova su:

http://www.asianews.it/notizie-it/Riyadh-sfida-Dubai:-ma-perde-sui-diritti,-prima-ancora-delleconomia–52592.html

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