ASIA/UZBEKISTAN – (14 Luglio 2021)

ASIA/UZBEKISTAN – La nuova legge “Sulla libertà di coscienza e le associazioni religiose” chiarisce cosa si intenda per “missione”

mercoledì, 14 luglio 2021 libertà religiosa   chiesa cattolica   diritti umani  
 

Tashkent (Agenzia Fides) – Sono molteplici i risvolti positivi derivanti dalla nuova legge “Sulla libertà di coscienza e le associazioni religiose” approvata lo scorso 7 luglio in Uzbekistan. Lo raccontano all’Agenzia Fides p. Jerzy Maculewicz, Amministratore Apostolico dell’Uzbekistan, e p. Ariel Alvarez Toncovich, sacerdote dell’Istituto del Verbo Incarnato, parroco di Samarcanda.
“Questa legge, che riguarda tutte le confessioni religiose presenti in Uzbekistan, pone l’accento sulla libertà di coscienza: ognuno può scegliere il proprio credo. Si precisa che il Paese è laico e che c’è una netta distinzione tra religione e Stato” spiega p. Toncovich. Il sacerdote sottolinea poi come la nuova norma aiuti a superare un importante ostacolo per i missionari presenti in territorio uzbeko: “In questa zona del mondo, la parola ‘missione’ non è concepita in maniera positiva, ma come una costrizione, un’opera di convincimento forzato, che mira a sottrarre fedeli ad altre confessioni. Questa nuova legge ha il merito di chiarire cosa si intenda in Uzbekistan con i termini ‘missione’ e ‘proselitismo’, specificando che ad essere vietato è, appunto, l’esercitare pressione sugli individui perché cambino religione”. Questo risultato è stato ottenuto proprio grazie ad una richiesta dell’Amministratore apostolico p. Jerzy Maculewicz, intervenuto insieme agli altri leader religiosi uzbeki in una delle riunioni che hanno preceduto la stesura del testo normativo.
Un altro aspetto importante, secondo il parroco di Samarcanda, è che la riforma non proibisce ai bambini di frequentare organizzazioni religiose, a patto che l’adesione sia spontanea e che ci sia il consenso dei genitori: “Sicuramente, in generale, possiamo dire che si tratta di un provvedimento che ci permette di lavorare in serenità e che non ci impone ulteriori limiti” conclude p. Toncovich.
Miglioramenti sono previsti anche da un punto di vista burocratico, come sottolineato da p. Jerzy Maculewicz: “In passato, per registrare una nuova parrocchia, bisognava raccogliere almeno cento firme di persone che si dichiaravano interessate a frequentarla, ed era necessario ottenere il consenso da parte degli abitanti della zona. Con la nuova normativa, le persone che firmano devono essere solo cinquanta e non c’è più bisogno del consenso della popolazione limitrofa. Inoltre sarà finalmente possibile inviare la documentazione in via telematica: la risposta dovrà venire entro limiti temporali precisi e, in caso di rifiuto, dovrà essere sempre accompagnata da una motivazione”, spiega l’Amministratore apostolico.
Dal 2016, in seguito alla morte dell’autoritario presidente Islom Karimov, l’Uzbekistan ha intrapreso un lento percorso di apertura, riassunto nella “Strategia 2017-2021”, che vede tra i “settori prioritari” di intervento anche “l’armonia interetnica e la tolleranza religiosa”. Come riferito all’Agenzia Fides dall’Amministratore Apostolico, il governo ha chiesto pareri sulla riforma a tutti i leader religiosi presenti in Uzbekistan, un paese che, per la sua natura di cerniera tra due mondi, è caratterizzato da un grande spirito ecumenico. Secondo il francescano, infatti, “la Via della Seta ha marcato fortemente i tratti di questa terra: i viaggiatori che percorrevano la strada dall’Europa alla Cina, spesso si fermavano qui”.
La convivenza tra culture e religioni risale comunque a tempi molto più antichi: a Buhara esiste una sinagoga di almeno 600 anni, ma gli ebrei raccontano che il loro arrivo risale addirittura a circa 2000 anni fa. Nell’VIII secolo d.C. giunsero i musulmani e, fino al XIII secolo, visse qui una folta comunità di cristiani nestoriani. Inoltre la dominazione sovietica ha favorito l’arrivo e la mescolanza di diverse nazionalità. Spesso i polacchi inviati nei gulag della Siberia, una volta terminato il periodo di lavori forzati, si spostavano in Uzbekistan per via del clima favorevole e per la presenza di molti altri connazionali.
Secondo dati forniti dal Parlamento uzbeko, “oggi sul territorio della Repubblica ci sono 2.277 organizzazioni di 16 diverse confessioni religiose”. Di queste, 2094 sono comunità islamiche, che hanno base in 2067 moschee; 166 organizzazioni religiose cristiane, 8 comunità ebraiche, 6 comunità bahà’í, una società Hare Krishna, un tempio buddista. Vi è, inoltre, la Società Biblica Interconfessionale dell’Uzbekistan. Attualmente la piccola comunità cattolica uzbeka, composta da circa 3.000 battezzati, conta, in tutto il paese, 5 parrocchie: ai circa 700 fedeli di Tashkent, se ne aggiungono altri presenti tra Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si progetta di costruire una nuova chiesa, ci sono 25 fedeli. (LF) (Agenzia Fides 14/7/2021)

 

Il testo originale e completo si trova su:

http://fides.org/it/news/70499-ASIA_UZBEKISTAN_La_nuova_legge_Sulla_liberta_di_coscienza_e_le_associazioni_religiose_chiarisce_cosa_si_intenda_per_missione

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