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AUSTRIA/ISLAM – (8 Giugno 2018)

Migranti. L’Austria chiude 7 moschee «politicizzate». Salvini plaude


Redazione Internet venerdì 8 giugno 2018
Rischiano l’espulsione decine di imam legati alla Turchia. Protesta Ankara. Il cancelliere Kurz, che guida un governo di conservatori e populisti di destra: non c’è spazio per le società parallele

il cancelliere austriaco, il conservatore Sebastian Kurz, 32 anni (Ansa)

il cancelliere austriaco, il conservatore Sebastian Kurz, 32 anni (Ansa)

Il governo austriaco ha annunciato la decisione di chiudere di 7 moschee e di espellere decine di imam legati all'”islam politico”. L’annuncio ha provocato l’immediata levata di scudi della Turchia, alla quale sono legati molti dei capi religiosi musulmani nel mirino. Plaude, su Twitter, il ministro dell’Interno nonché vicepremier Matteo Salvini.

La decisione di Vienna

Il cancelliere austriaco, il conservatore Sebastian Kurz (Oevp), guida un governo di coalizione con il Fpoe del populista di destra Heinz Christian Strache. Annunciando il provvedimento, Kurz ha dichiarato: «Non c’è più spazio nel nostro Paese per le società parallele, l’islam politicizzato e le tendenze radicali». La decisione coinvolge una moschea gestita da un’organizzazione di estrema destra turca a Vienna e sei gestite dalla comunità religiosa araba, ha reso noto Kurz. Delle 7 moschee, 4 si trovano a Vienna, due in Alta Austria e una in Carinzia. La chiusura avviene con decreto dell’ufficio della cancelleria competente per le questioni religiose e non è appellabile.

Come hanno spiegato il cancelliere e il ministro degli Interni Herbert Kickl, i capi religiosi dell’associazione Atib (Unione turco-islamica per le collaborazione culturale e sociale in Austria) sono accusati di finanziamenti illeciti dall’estero e di violazione della legge austriaca sull’islam. Il vice cancelliere Heinz-Christian Strache (Fpoe) ha aggiunto: «Non tolleriamo predicatori dell’odio che agiscono in nome della religione». Sono una quarantina gli imam che rischiano di perdere il permesso di soggiorno.

Il caso: ragazzini vestiti da soldati ottomani

La decisione è legata a un’inchiesta su alcune foto, spuntate ad aprile, in cui si vedevano bambini vestiti da soldati ottomani che ricreavano la campagna di Gallipoli, una delle battaglie emblematiche dell’impero ottomano. Le scene erano state filmate all’interno di una delle principali moschee di Vienna, legata alla comunità turca. Le foto erano state pubblicate dal settimanale di centro-sinistra Falter e avevano avuto ampia eco nella politica austriaca: mostravano i ragazzini, in uniforme mimetiche che marciavano, sventolavano bandiere, poi si fingevano morti con il drappo turco sui corpi. La moschea nell’occhio del ciclone è gestita dall’Atib, direttamente legata alla Direzione turca degli Affari religiosi (Diyanet). La stessa organizzazione turca all’epoca aveva preso le distanze dalla rievocazione storica.

La Turchia protesta

Misure «anti-islamiche» e «razziste»: così il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, ha definito la decisione del governo austriaco. «La decisione dell’Austria di chiudere sette moschee ed espellere gli imam con una scusa patetica è un riflesso dell’ondata populista anti-islamica, razzista e discriminatoria in questo paese», ha scritto Kalin su Twitter. Aggiungendo che «le scelte ideologiche del governo austriaco violano i principi della legalità internazionale, le politiche di integrazione sociale, i diritti delle minoranze e l’etica della coesistenza». «I passi per normalizzare l’islamofobia e il razzismo vanno respinti in ogni circostanza».

Salvini plaude: incontrerò il collega austriaco

«Credo nella libertà di culto, non nell’estremismo religioso. Chi usa la propria fede per mettere a rischio la sicurezza di un paese va allontanato». Così ha commentato su Twitter il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini l’annuncio dell’Austria di chiudere 7 moschee ed espellere alcuni imam. «Spero già la prossima settimana – aggiunge – di incontrare il collega ministro austriaco per confrontarci su linee d’azione».

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