BOSNIA/ERZEGOVINA – ( 12 Ottobre )

BOSNIA E ERZEGOVINA
 
Il censimento occasione storica per i cattolici

Dal cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo, un forte appello a dare testimonianza della propria identità nazionale (croata) e religiosa (cattolica). Da un corretto svolgimento delle operazioni dipende un futuro equilibrato e pluralista, oltre che l’esercizio pieno dei diritti anche per la minoranza cattolica
Michela Mosconi

 
È in corso in questi giorni, in Bosnia ed Erzegovina, il primo censimento nazionale del dopoguerra. L’ultima volta che si procedette alla rilevazione demografica della popolazione, nel 1991, il Paese faceva ancora parte della Jugoslavia, con la Federazione ormai al capolinea. Si tratta di un momento importante per la vita del piccolo Paese balcanico sorto dalle ceneri di una guerra devastante. Il censimento rappresenta una delle condizioni richieste dall’Ue per avviare i negoziati di ammissione in Europa. Mostrerà, inoltre, gli effetti della guerra sulla demografia locale, con una popolazione polarizzata per via della pulizia etnica. Il 1991 è anche l’anno in cui il cardinale Vinko Puljić diventa arcivescovo di Sarajevo, città che non abbandona neanche nelle fasi più dure dell’assedio (‘92-’95). “I cattolici potranno dare testimonianza della propria identità religiosa e nazionale e della disponibilità a costruire una società e un Paese in cui ci sarà posto per tutti noi e le nostre differenze”, aveva detto il cardinale nell’agosto scorso, esortando i fedeli a compiere il loro dovere civico. A lui abbiamo chiesto un parere sul censimento che, fino al 15 ottobre, interesserà tutto il Paese. Puljić si è anche soffermato sulla situazione dei cattolici, dopo che già in passato aveva lamentato la difficoltà di costruire chiese: “È da diversi anni che sono in attesa di un permesso per costruirne. Per edificare moschee è estremamente facile riceverlo. Non sono contro le moschee, intendiamoci, ma sono a favore dell’uguaglianza dei diritti, anche per le minoranze”.
 
Eminenza, quale significato si può attribuire al censimento?
“È molto importante poiché è l’unico modo che lo Stato ha per conoscere informazioni relative ai propri cittadini. È altresì rilevante che ogni cittadino della Bosnia ed Erzegovina si senta appartenente a questo Stato e a questo Paese. Infine, è fondamentale che i numeri non vengano manipolati, ma che emerga la vera immagine della popolazione che vi abita”.
 
In un messaggio dell’agosto scorso, ha esortato i fedeli a dichiararsi cattolici e appartenenti al popolo croato. Non crede che così facendo si corra il rischio di aumentare la distanza tra le diverse etnie in base alla propria identità nazionale e religiosa?
“Molte persone che parteciperanno a questo censimento sono nate dopo quello del 1991 e per questo non sanno bene come vanno le cose. Nel censimento è importantissimo che emerga la realtà di uno Stato. Nella Bosnia ed Erzegovina convivono diversi popoli in base all’appartenenza etnica (nazionale) e religiosa. Con l’identità nazionale si acquisisce anche la lingua con cui parliamo. Per questo motivo ho invitato i cittadini a pronunciarsi in piena libertà come cittadini della Bosnia ed Erzegovina, ma secondo la nazionalità (etnia) e la lingua con la quale parlano”.
 
E per quanto riguarda l’identità religiosa?
“Il cattolico non deve rinunciare alla propria fede. È importante dire questo perché in molte persone è rimasta ancora la paura di esprimere il proprio credo. Paura ereditata dal precedente regime comunista. Oggi quando si vive in un Paese che si dice democratico, la paura dovrebbe sparire, e in piena libertà si dovrebbe pronunciare quello che si è. In particolare, ho invitato i cattolici ad essere consapevoli della propria responsabilità nell’affermare la propria fede, l’appartenenza religiosa. Ovviamente la stessa libertà che desidero per il mio popolo la auguro anche per altri cittadini del nostro Paese”.
 
In che modo i risultati del censimento potrebbero modificare il futuro del Paese?
“Poiché in Bosnia ed Erzegovina vivono tre popoli costitutivi (il bosgnacco, il serbo, il croato, ndr) e come tali costituiscono questo Paese e questo Stato, l’esito del censimento è molto importante, così come lo è il fatto che il risultato sia reale e non manipolato, perché esso influenzerà la costruzione del governo del Paese. È importante che si eviti ogni tipo di manipolazione della maggioranza sulla minoranza”.
 
Qual è, oggi, la situazione dei cattolici in Bosnia ed Erzegovina?
“I cattolici rappresentano una minoranza. Per questo motivo purtroppo ancora oggi non godono degli stessi diritti degli altri. Ciò si verifica in diversi campi: in politica, nella ricerca di lavoro, nell’amministrazione. I cattolici non chiedono privilegi, ma uguaglianza dei diritti nel rispetto di ogni identità”.
 
Esiste un Consiglio interreligioso formato dai rappresentati delle religioni musulmana, cattolica, ortodossa, ebraica?
“Esiste. Attraverso questo Consiglio cerchiamo di realizzare la via del dialogo e dell’accordo. Purtroppo il Consiglio non può sostituirsi alla politica. La nostra cooperazione ha fatto nascere iniziative positive, per esempio un progetto che mira a controllare e proteggere edifici religiosi e luoghi sacri da atti di violenza e di vandalismo. O la proposta di legge che garantisce, per ogni comunità religiosa, cinque giorni festivi pagati: ogni gruppo può celebrare le proprie festività, mentre gli appartenenti alle altre religioni posso continuare le loro attività quotidiane. In questo modo il Paese non si ferma e nello stesso tempo si rispettano i sentimenti religiosi di tutti”.
 
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