Menu

CRISTIANI PERSEGUITATI – ( 2 Novembre 2015 )

Il sangue dei martiri è seme per i cristiani

Nel libro Perseguitati perché cristiani, Rodolfo Casadei, inviato speciale del settimanale Tempi, racconta il coraggio e la fede dei rifugiati nelle aree sotto influenza dell’Isis

Roma,  (ZENIT.orgAntonio Gaspari |

Ho letto quasi tutti i libri scritti da Rodolfo Casadei, e non ho dubbi nel dire che Perseguitati perché cristiani (edizioni Mimep-docete) è forse il migliore, non solo dal punto di vista professionale, ma il più maturo, quello che dalle testimonianze dei martiri dei nostri tempi suscita speranza e certezza perché il modo in cui queste persone vivono il loro essere cristiani è lo stesso di Gesù, il che significa che il sangue dei martiri rafforza, vivifica e fa crescere il cristianesimo anche nelle zone dove sembra che la civiltà e l’umanità venga spazzata via.

Rodolfo Casadei è un vero giornalista con la vocazione di inviato di guerra. Fin dai primi anni in cui lavorava a Mondo e Missione, è andato nei posti più impervi, dove infuriavano guerre e emergenze sanitarie. In paesi dove la dittatura schiacciava le persone che combattevano per la libertà.

In ognuno di questi luoghi ha incontrato perseguitati, combattenti per la libertà e per la difesa dei diritti umani, eroi sconosciuti, martiri cristiani e di altre religioni. Ha raccolto interviste e testimonianze ed ha raccontato luoghi e storie delle zone più calde del pianeta.

Nel libro in questione Casadei racconta la drammatica situazione in cui vivono le genti nelle terre occupate dall’Isis: Iraq, Siria, Nigeria, Egitto.

Il suo è un racconto vivo e appassionato, perché, come ha scritto il missionario padre Piero Gheddo nell’introduzione al libro, Rodolfo Casadei “è proprio nella linea e nei metodi del mio giornalismo missionario. Andare sul posto a vedere, intervistare la gente comune, i vescovi e i preti locali, dormire nelle loro case o capanne, mangiare cosa mangiano loro, rischiare (con prudenza) anche la vita, per trasmettere la realtà delle situazioni (…) un conto è trasmettere un servizio dall’Iraq, fermandosi più o meno nella capitale o in altre città sicure e un altro è andare nei posti dove l’Isis avanza, come ha fatto Rodolfo, per incontrare i cristiani che fuggono o attendono pregando il giorno prossimo del loro martirio”.

In Iraq, Casadei ha incontrato i profughi e le milizie cristiane, ma anche gli yazidi (gli ultimi della terra) ed i peshmerga. Singolare scoprire che tra tanti che se ne vanno, altri rimangono e le vocazioni sacerdotali tornano a crescere.

In Siria ha raccontato delle vittime di autobombe e rapimenti. Ma anche del monastero in mezzo ai campi di battaglia, del miracolo della veggente di Soufanieh e i significati di una immagine di Maria che trasuda olio.

In Egitto ha spiegato la violenta reazione dei Fratelli Musulmani, la distruzione delle chiese copte, ma anche la difesa delle chiese cristiane, operata dagli stessi musulmani moderati.

In Nigeria, le stragi di Boko Haram ma anche l’apprezzamento dei musulmani per l’arcivescovo cattolico monsignor Ignatius Kaigama. L’arcivescovo di Jos è al centro di un piano di collaborazione per la prevenzione delle violenze e per la pacificazione tra le diverse comunità.

Sui martiri dei nostri giorni, Casadei ha raccontato del sacrificio del primo prete martire cattolico, padre Ragheed  Ganni di Mosul, o dell’anziano gesuita padre Hans, ucciso a freddo per non  aver voluto lasciare la Siria.

Il libro contiene le interviste esclusive ai Vescovi di Mosul (Iraq) Jos (Nigeria) e Tartus (Siria).

Molto interessante scoprire che in questi luoghi di martirio i cristiani trovano la solidarietà e l’appoggio di musulmani moderati.

Tra i musulmani l’esempio del Gran Muftì siriano, che perdona gli assassini di suo figlio, e di Frahad, autore del libro L’ultimo lenzuolo, il quale si è convertito dall’integralismo islamico ad una fede di pace.

Il libro di Casadei tocca il cuore del lettore in maniera forte.

Quella del martirio è una storia che sfida i cristiani, i credenti tutti e i non credenti che difendono libertà e diritti umani.

Si tratta di persone che accettano sofferenze inaudite e la morte coscienti che il loro sangue salverà l’umanità e sarà fonte di grazia per tutti. Questo è quello che i seguaci di Gesù chiamano sequela di Cristo.

Nel martirio, ha scritto Casadei, i “cristiani sono corredentori dell’umanità”.

A tal proposito papa Francesco ha sostenuto: “L’orrore per la persecuzione che oggi avviene nel mondo, con terroristi che sgozzano i cristiani nel silenzio complice di tante potenze, è iniziata proprio contro Gesù e ha scandito la storia della Chiesa. Ecco perché non c’è cristianesimo senza martirio”.

Nel libro Casadei commenta: “Ho contemplato il rinnovarsi del sacrificio salvifico di Cristo nel martirio di tanti cristiani. Ma ho anche scoperto che lo Spirito soffia dove vuole e si manifesta anche nelle azioni dei non cristiani”.

Padre Gheddo conclude l’introduzione riportando il passo del Vangelo in cui Cristo afferma: “Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (Mc 10,28-31). 

condividi su