CURDI – ( 9 Giugno 2015 )

Curdi e crisi del Medio Oriente. Rosselli: un’incognita anche per l’Occidente

Sostenitori del partito filo curdo Hdp – EPA

La questione curda torna in primo piano nell’attuale scenario di crisi del Medio Oriente e dopo le elezioni politiche in Turchia, che domenica scorsa hanno decretato – per la prima volta nella storia di questo Paese – l’entrata nel Parlamento di deputati del partito moderato filo curdo Hdp. Roberta Gisotti ha intervistato Alberto Rosselli, esperto di area mediorientale e anatolica:

D. – Stimati in circa 30 milioni,  i curdi sono sparsi nella grande regione del Kurdistan, 200 mila chilometri quadrati, divisi tra cinque Stati: Turchia, Siria, Iraq, Iran, Armenia. Potrebbe il popolo curdo avvantaggiarsi dell’attuale stato di crisi del Medio oriente? Alberto Rosselli:

R. – Va ricordato che i partiti che compongono – diciamo – il direttivo curdo sono quattro sostanzialmente, che vanno dall’ala tradizionale di sinistra fino a quella liberal nazionalista, ed hanno delle idee, però, abbastanza dissimili su come trovare una nuova unità nazionale.

D. – Ma a che punto è la questione curda nel suo insieme?

R. – Gran parte della popolazione curda vive in territorio turco: la Turchia non ha mai riconosciuto il diritto del popolo curdo a farsi nazione. La situazione dei curdi in Iraq, invece, è più favorevole sotto questo aspetto, perché già dopo la caduta di Saddam Hussein effettivamente i curdi hanno iniziato a godere di una certa autonomia. Infine, per quanto concerne la situazione dei curdi in Siria  – tralasciando quella dei curdi in Iran che godono di una certa autonomia –  qui  il fattore Is è determinante in quanto si contrappone a quello che è il ‘sogno’ curdo. Se si potrà arrivare ad uno sviluppo del progetto di unificazione curda, bisognerà aspettare che le varie componenti nazionali, che inglobano il popolo curdo trovino, in qualche modo, una intesa fra di loro. Cosa, questa, che al momento mi sembra abbastanza improbabile.  Bisognerà vedere poi quale posizione assumerà la Russia di Putin e gli Stati Uniti in merito alla questione.

D. – Una patria per il popolo curdo è stata sempre avversata, non solo in Medio Oriente: forse anche in Occidente ci sono obiezioni…

R. – Effettivamente anche in Occidente si guarda con una certa perplessità a quella che può essere una unificazione curda e chi guarda con perplessità – secondo me – sono anche gli Stati Uniti, che hanno  un colloquio in corso con la Turchia, che non è più il colloquio amichevole e tranquillo che avevano negli anni passati. Quindi gli Usa devono tener conto anche della suscettibilità turca riguardo la costituzione di uno Stato curdo, che di fatto ed inevitabilmente tenderebbe a sottrarre dello Stato nazionale turco. Faccio un esempio: abbiamo delle città e delle regioni in Turchia – la regione di Bitlis e la regione di Van – che sono abitate in gran parte da curdi, ma sono regioni molto strategiche per quello che riguarda anche l’autodifesa turca. Quindi  penso che di sicuro la Turchia non sarà d’accordo sul progetto di unificazione curda e chi vuole mantenere dei rapporti o vuole normalizzare i rapporti con la Turchia sicuramente seguirà questa strada.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/09/curdi_e_crisi_mo_rosselli_un’incognita_per_occidente/1150243

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