DAESH – (25 Febbraio 2017)

Daesh. Una «Wilayat» nata per spezzare il dominio di al-Qaeda


Camille Eid sabato 25 febbraio 2017
 
L’escalation di terrore del Califfato potrebbe essere una risposta alla ripresa della collaborazione in tema di sicurezza tra Il Cairo e Hamas.
 
Un convoglio di miliziani del Daesh: i jihadisti che hanno giurato fedeltà al califfo Abu Bakr al-Baghdadi hanno scalzato al-Qaeda nella penisola del Sinai (Ansa/Ap)

Un convoglio di miliziani del Daesh: i jihadisti che hanno giurato fedeltà al califfo Abu Bakr al-Baghdadi hanno scalzato al-Qaeda nella penisola del Sinai (Ansa/Ap)

L’“atto di nascita” della Wilayat Sayna’ (provincia del Sinai) risale al 10 novembre 2014, in seguito al giuramento di fedeltà, formulato via Twitter sei giorni prima, da parte di Ansar Bayt al-Maqdis (in arabo i Partigiani di Gerusalemme) al Daesh, in cui il gruppo jihadista egiziano riconosceva in Abu Bakr al-Baghdadi «il califfo dei musulmani in Iraq, Siria e di tutti i Paesi islamici». Da quel giorno la rivendicazione degli attacchi lanciati contro l’esercito egiziano, la località israeliana di Eilat o contro i cristiani copti hanno portato la nuova firma, anche se la gerarchia era rimasta intatta sotto il comando di Abu Omar al-Masri (cioè l’Egiziano), leader del gruppo riconosciuto da Baghdadi come suo “wali” (governatore) e rappresentante in loco.

L’affiliazione di Ansar Bayt al-Maqdis – giunta quasi simultaneamente a quella di quattro gruppi jihadisti di Libia, Algeria, Yemen e Arabia Saudita – rappresentava un successo importante per il Daesh, che privava i suoi rivali di al-Qaeda da importanti attori jihadisti e allargava anche il fron- te della battaglia a più contesti regionali. La mossa garantiva nel contempo un supporto rilevante ai jihadisti egiziani che potevano così beneficiare di nuove risorse logistiche e militari nella loro guerriglia iniziata nell’agosto del 2011. La proclamazione della nuova Wilaya ha certamente cambiato le regole del gioco, trasformando un conflitto tutto sommato “ locale”, in un’appendice del jihad internazionale promosso dal Daesh.

Ha tuttavia creato delle frizioni all’interno del jhadismo egiziano, dovute al fatto che molti dei laeder di al-Qaeda provengono proprio dall’Egitto. Tra questi figura ovviamente Ayman al-Zawahiri, l’attuale leader del gruppo, ma anche il “ministro della guerra” Saif al-Adl, Abu al-Khayr al-Masri e Mohammad Islambuli, fratello dell’ufficiale che ha assassinato Anwar Sadat, alcuni di quali hanno giocato un ruolo attivo nel sostegno all’ex Fronte Nusra (pro qaedista) in Siria. Si potrebbe aggiungere alla lista anche Abu Ayyub al-Masri, rappresentante di al-Qaeda in seno all’allora “Stato islamico dell’Iraq”, la cui uccisione nell’aprile 2010 ha permesso ad Abu Bakr al-Baghdadi di scalare il vertice dell’organizzazione.

A capo della Wilaya si sono succeduti diversi “governatori”, non sempre egiziani. L’attuale wali sembra essere, dal dicembre scorso, tale Abu Hajar al-Hashemi, un ex ufficiale di Saddam Hussein, come molti gerarchi del Daesh. L’escalation della violenza nel Sinai potrebbe essere una risposta alla ripresa della collaborazione in tema di sicurezza tra Il Cairo e Hamas. L’Egitto avrebbe chiesto, tre settimane fa, al movimento palestinese di consegnare 25 membri del Daesh egiziani, responsabili di attentati nel Sinai. Da qui, dicono media locali, la campagna denigratoria del Daesh contro Hamas, designato con il nome di “Sahawat” egiziani, con cui si indicano i “collaborazionisti” sunniti in Iraq.

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Il testo originale e completo si trova su:

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