Vicario d’Arabia: Amoris Laetitia, la bellezza del matrimonio e della famiglia anche per i musulmani
Per mons. Hinder papa Francesco evidenzia non solo i problemi, ma anche le gioie in un linguaggio “comprensibile” e vicino alle “realtà vissute”. L’esortazione apostolica dà molte indicazioni su come “amare in concreto” nelle famiglie. Molti valori validi anche per il mondo musulmano, ma paura del proselitismo e matrimoni misti restano un ostacolo al confronto.
Abu Dhabi (AsiaNews) – L’Amoris Laetitia evidenzia “non solo i problemi”, ma anche e soprattutto “la bellezza del matrimonio e della famiglia cristiana”. Essa è molto importante “per le nostre famiglie nel Golfo”, anche quelle musulmane, perché tratta delle questioni da affrontare “in un linguaggio comprensibile e vicino alle realtà vissute”, siano esse “positive o negative”. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico per l’Arabia meridionale, commentando la recente esortazione apostolica di papa Francesco, pubblicata ai primi di aprile.
Per il 73enne vicario apostolico per l’Arabia meridionale (Emirati, Oman, Yemen) papa Francesco “dà molte indicazioni riguardo a come amare in concreto nelle famiglie, come educare i bambini in un clima di comprensione e amore”. Inoltre, nelle parti in cui parla di migrazione essa “riflette la realtà delle nostre famiglie […] separate geograficamente, famiglie in crisi a causa dell’infedeltà di uno o entrambi i partner, famiglie sradicate dal loro ambiente culturale”.
Nei soli Emirati oltre il 76% della popolazione – costituita per l’80% da immigrati – è di fede musulmana; i cattolici sono solo il 9%, la maggior parte dei quali sono stranieri provenienti da vari stati dell’Africa, oltre che da Bangladesh, Pakistan e India. Sebbene molti elementi presenti nell’esortazione “valgono anche per il mondo musulmano”, per il prelato essa farà fatica a far breccia fra i fedeli dell’islam perché “quando i valori cristiani sono presentati in modo esplicito, vi è sempre la barriera formata dalla paura del proselitismo”.
E ancora, la “questione dei matrimoni misti” cui si aggiunge il problema della “mancata validità dei matrimoni, perché celebrati solo a livello civile” e l’assistenza pastorale ai coniugi “separati dal loro partner a causa del lavoro”.
Ecco, di seguito, l’intervista di mons. Hinder ad AsiaNews:
Mons. Hinder, che valore ha l’Amoris Laetitia per le famiglie cristiane del Golfo?
L’esortazione è molto importante per le nostre famiglie nel Golfo, perché tratta di tutti i problemi che devono affrontare in un linguaggio comprensibile e vicino alle realtà vissute, positive e negative. Per quanti operano nel campo della pastorale familiare, l’Amoris Laetitia sarà una miniera per accompagnare e stimolare le famiglie, come pure quanti si preparano al matrimonio. Papa Francesco dà molte indicazioni riguardo a come amare in concreto nelle famiglie, come educare i bambini in un clima di comprensione e amore. E nelle parti in cui parla di migrazione, esse riflettono la realtà delle nostre famiglie: famiglie separate geograficamente, famiglie in crisi a causa dell’infedeltà di uno o entrambi i partner, famiglie sradicate dal loro ambiente culturale, etc.
E in che misura essa abbraccia anche il mondo musulmano?
Anche se è vero che molti valori valgono anche nel mondo musulmano, non credo che l’esortazione entrerà molto nella loro percezione. Quando i valori cristiani sono presentati in modo esplicito, vi è sempre la barriera formata dalla paura del proselitismo. E poi c’è la questione dei matrimoni misti, che in genere sconsigliamo per la semplice ragione che, di norma, la componente cattolica deve convertirsi all’islam (nel caso di un uomo) o è vittima di pressioni che spingono verso la conversione (se donna). I bambini per legge saranno dichiarati ed educati come musulmani. Se la parte dell’Amoris Laetitia che parla della libertà religiosa (AL 248) fosse veramente rispettata avremmo una nuova situazione. Per ora questo rimane un sogno per quasi tutti i Paesi musulmani.
Eccellenza, cosa comporta essere famiglia in una realtà di violenze (Yemen), o comunque in zone in cui i cristiani sono una piccola minoranza?
In una situazione di guerra e violenze è basilare che i membri della famiglia si sostengano a vicenda. Lo stesso vale andando oltre il singolo nucleo familiare: le famiglie sono chiamate ad aiutarsi e incoraggiarsi reciprocamente. Tutto ciò è ancor più importante quando uno o ambedue i genitori sono separati dai bambini, perché reclutati all’esercito o – più spesso – morti a causa della guerra. Molto spesso i legami familiari e/o tribali sono l’unica rete sociale che dà ancora una certa protezione e sicurezza. Questo vale per tutti, ma in particolare per le minoranze come i cristiani.
La Chiesa d’Arabia ha promosso iniziative particolari a favore della famiglia?
Conosciamo i “movimenti” che cercano di prendersi cura delle famiglie come Couples for Christ (maggiormente filippini), Marriage Encounter, Family Ministry, e altri. Stiamo anche sviluppando consulenze familiari e matrimoniali. Cerchiamo di coinvolgere al massimo i genitori nella catechesi dei bambini. Dove è necessario, sosteniamo le famiglie da un punto di vista economico e finanziario per l’educazione dei bambini. Stiamo continuamente migliorando la preparazione al matrimonio. Organizziamo anche dei seminari per la pianificazione familiare secondo le norme della Chiesa.
Quali sono i settori in cui è più urgente un intervento?
Fra i problemi più urgenti vi è la mancata validità dei matrimoni, perché celebrati solo a livello civile. Si tratta in gran parte di un problema culturale: in certe culture la celebrazione del matrimonio deve essere sontuosa. Molto spesso s’indebitano per il resto della vita matrimoniale a causa di questa pressione sociale. Per essere in regola in un Paese musulmano, dove la convivenza non è permessa, concludono il matrimonio civile spostando il matrimonio ecclesiastico in un secondo momento, per evitare le spese esorbitanti della festa. Cerchiamo di superare questo problema organizzando – dopo una preparazione solida – dei matrimoni religiosi semplici e a gruppi (mass weddings) per regolarizzare i matrimoni invalidi senza indebitare le persone.
Un altro campo è l’assistenza pastorale ai coniugi che sono separati dal loro partner a causa del lavoro. Molto spesso si trovano in una situazione ambigua, in cui cercano occasionalmente o stabilmente un compagno o una compagna per il tempo in cui stanno lontani della loro famiglia. Non di rado capita che matrimoni e famiglie si spezzino a causa di ciò. In certe culture, come per esempio in India, i matrimoni spesso sono (ancora) combinati dai genitori. Capita che gli sposi si incontrino la prima volta solo pochi giorni prima dello sposalizio. Dopo sono di nuovo separati per mesi o per tutto un anno. È evidente che in questi casi una famiglia non può crescere in modo sano e salutare, anche se il matrimonio è stato concluso in modo valido e regolare.
Emirati, Oman, Yemen sono nazioni ad alto tasso di immigrazione. Molti dei cristiani sono migranti economici provenienti dall’Asia. Quale messaggio dà loro l’esortazione apostolica?
L’Amoris Laetitia 46 ci lancia una sfida quando parla delle famiglie nella situazione di migrazione. Il capitolo IV (AL 89 – 164) sull’amore nel matrimonio è di gran valore per i rapporti tra i coniugi e i membri di tutta la famiglia. Per le nostre famiglie può servire come un vademecum per migliorare la qualità della vita familiare e per aprirsi verso gli altri, per non fare della famiglia una isola chiusa e che basta a se stessa. Infine, trovo importante che con papa Francesco possiamo vedere non solo i problemi, ma anche e soprattuto la bellezza del matrimonio e della famiglia cristiana.(DS)
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