Egitto: l’esercito revoca lo stato di emergenza dopo 31 anni. Il Paese è ancora nel caos
Il Consiglio supremo dei militari revoca lo stato di emergenza entrato in vigore nel 1981 dopo l’assassinio del presidente Anwar al-Sadat. Ieri, l’esercito ha assicurato in un comunicato che si atterrà alla sua responsabilità di difendere la popolazione finché il potere non verrà trasferito nelle mani di un’amministrazione civile. La revoca della legge era una della richieste fondamentali dei giovani di piazza Tahrir, ma fonti dell’agenzia AsiaNews sostengono che la decisione dei militari è prematura. “L’esercito – affermano – ha sbagliato a revocare lo Stato di emergenza e non sono chiare le ragioni che lo hanno condotto a questa decisione in questo preciso momento storico. Il Paese è ancora nel caos e rischia di cadere nelle mani degli islamisti, che si sentono già al di sopra della legge e hanno dato il via a una nuova rivoluzione”. Con la fine dello stato di emergenza i militari hanno assicurato il rilascio di 500 detenuti arrestati seguendo le norme della legge ora abrogata. Per 31 anni, essa ha consentito a esercito e polizia di incarcerare i sospetti senza prove e di svolgere processi davanti a tribunali speciali. In tre decenni oltre 10mila persone sono state arrestate senza processo. Molte di loro sono a tutt’oggi in carcere o scomparse. “Il ritorno a leggi civili è positivo – sottolineano le fonti – ma solo in teoria”. Il testa a testa per la poltrona di presidente in corso fra Mohamed Mursy (Fratelli musulmani) e Ahmed Shafiq (ex premier di Mubarak) spaventa la minoranza copta, che si trova a dover sostenere un ex membro del regime per evitare che il Paese cada nelle mani degli estremisti islamici. Essi continuano a compiere attacchi contro i cristiani che restano impuniti. “I cristiani – affermano le fonti – hanno paura dell’ascesa degli islamisti. Ogni giorno decine di famiglie fuggono dall’Egitto. Esse erano vessate anche durante lo stato di emergenza, ma con la sua fine chi garantirà alle minoranze la sicurezza sufficiente per sopravvivere, soprattutto nelle aree dove imperversano i salafiti?”. (R.P.)
Il Consiglio supremo dei militari revoca lo stato di emergenza entrato in vigore nel 1981 dopo l’assassinio del presidente Anwar al-Sadat. Ieri, l’esercito ha assicurato in un comunicato che si atterrà alla sua responsabilità di difendere la popolazione finché il potere non verrà trasferito nelle mani di un’amministrazione civile. La revoca della legge era una della richieste fondamentali dei giovani di piazza Tahrir, ma fonti dell’agenzia AsiaNews sostengono che la decisione dei militari è prematura. “L’esercito – affermano – ha sbagliato a revocare lo Stato di emergenza e non sono chiare le ragioni che lo hanno condotto a questa decisione in questo preciso momento storico. Il Paese è ancora nel caos e rischia di cadere nelle mani degli islamisti, che si sentono già al di sopra della legge e hanno dato il via a una nuova rivoluzione”. Con la fine dello stato di emergenza i militari hanno assicurato il rilascio di 500 detenuti arrestati seguendo le norme della legge ora abrogata. Per 31 anni, essa ha consentito a esercito e polizia di incarcerare i sospetti senza prove e di svolgere processi davanti a tribunali speciali. In tre decenni oltre 10mila persone sono state arrestate senza processo. Molte di loro sono a tutt’oggi in carcere o scomparse. “Il ritorno a leggi civili è positivo – sottolineano le fonti – ma solo in teoria”. Il testa a testa per la poltrona di presidente in corso fra Mohamed Mursy (Fratelli musulmani) e Ahmed Shafiq (ex premier di Mubarak) spaventa la minoranza copta, che si trova a dover sostenere un ex membro del regime per evitare che il Paese cada nelle mani degli estremisti islamici. Essi continuano a compiere attacchi contro i cristiani che restano impuniti. “I cristiani – affermano le fonti – hanno paura dell’ascesa degli islamisti. Ogni giorno decine di famiglie fuggono dall’Egitto. Esse erano vessate anche durante lo stato di emergenza, ma con la sua fine chi garantirà alle minoranze la sicurezza sufficiente per sopravvivere, soprattutto nelle aree dove imperversano i salafiti?”. (R.P.)
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