Egitto: 15 morti nelle manifestazioni contro Morsi



R. – Piazza Tahrir e il presidio davanti al Palazzo presidenziale al Cairo – i due luoghi deputati delloceanica manifestazione di ieri – sono assolutamente tranquilli. In questo momento, il caos è soprattutto nel Sud dellEgitto nella zona intorno ad Assiut, nelle zone rurali e roccaforti della Fratellanza Musulmana e di altri partiti islamisti. Da una parte, anche se non si vede, lesercito è molto presente. Ieri, in corteo cerano anche molti poliziotti con la divisa bianca e molti agenti di polizia che spiegavano, come nel vecchio regime di Mubarak, che loro dovevano solo obbedire mentre adesso, da due anni e mezzo, dopo la rivoluzione hanno capito le esigenze del popolo e sono con loro contro i Fratelli Musulmani. Anche i ragazzi della rivoluzione fanno molta attenzione insieme al servizio dordine al fatto che la situazione non degeneri in scontri.
D. – Tu avevi seguito anche quanto accaduto due anni fa a Piazza Tahrir. Cosa avverti di diverso oggi?
R. – Rispetto alla rivoluzione di due anni e mezzo fa, la prima differenza che noto è che sotto il precedente regime, questa manifestazione non sarebbe stata possibile. Certo, ci sono molti nostalgici del vecchio regime in piazza, però i rivoluzionari della prima ora, i ragazzi del movimento “Tamarod” ci tengono sempre a precisare che nel vecchio regime si aveva paura persino di giudicare il colore della camicia del figlio di Mubarak, mentre adesso si è in piazza, dopo un solo anno, contro un presidente che, piaccia o meno, è stato legittimamente eletto. Quindi, questa è la prima differenza. La seconda differenza sta nel numero massiccio delle persone che è così evidente; in piazza cè molta più gente rispetto al periodo della rivoluzione. Questo perché, da una parte, è gente che due anni e mezzo fa aveva paura; ci sono stati mille morti per la cacciata di Mubarak, e poi dopo quel momento la gente ha cominciato ad avere sempre meno paura e adesso è massicciamente in piazza; in più cè gente che ha votato un anno fa per Morsi, ha sostenuto i Fratelli Musulmani, ed ha pensato che loro potessero veramente – in qualche modo – addrizzare se non tutti almeno parte dei guai del Paese. Così non è stato e quindi sono delusi. La piazza è molto composita; è formata da moltissime persone: ci sono i liberali che contestano a Morsi e ai Fratelli Musulmani il tentativo di islamizzare il Paese; ci sono anche molti religiosi, molte donne velate che invece ritengono che la performance dei Fratelli Musulmani abbia messo in cattiva luce lislam perché è stato un tentativo di accaparramento quasi forsennato del potere.
D. – Secondo te adesso come si evolverà la situazione?
R. – È molto difficile dirlo, perché lo stesso movimento Tamarod che nasce al di fuori delle opposizioni ufficiali – sono un gruppo di ragazzi molto giovani che ha deciso di cominciare a raccogliere queste firme e neanche loro avrebbero immaginato che ne avrebbero raccolte oltre 22 milioni finendo poi per portare in piazza milioni e milioni di persone – è imprevedibile. Loro hanno cominciato tre mesi fa, quindi bisogna vedere cosa succederà domani. I ragazzi di “Tamarod” continuano a dire che vogliono rimanere pacifici. Ritengono che questa sia la loro forza. Cè da capire cosa farà lesercito. Tendenzialmente, limpressione è che lesercito interverrà solo nel caso di violenza, altrimenti resterà a guardare, però certamente è un attore importantissimo che è temuto anche se non lo si vede.
D. – In questo panorama così eterogeneo che compone “Tamarod” ci sono personalità politiche che secondo te possono spiccare?
R. – No, è un movimento senza leader. Nellopposizione i leader rimangono i tre grandi vecchi, quelli della prima ora: Mohammed El Baradei, Amr Mussa e il nasseriano Hamdine Sabbahi. A dire il vero loro non erano leader neanche allinizio della rivoluzione contro Mubarak, ma poi sono stati riconosciuti un po dalla piazza come le figure simboliche e carismatiche intorno alle quali raggrupparsi. Se considero quanto è giovane questo movimento, loro non ne sono rappresentativi né da un punto di vista anagrafico, né di appartenenza di partiti. Questo è un movimento apartitico e trasversale. Però, certamente, saranno queste le tre le figure principali. Una chance potrebbe essere appunto Hamdine Sabbah, il candidato nasseriano che al primo turno delle elezioni presidenziali fece uninaspettata e buonissima performance, al punto tale che se le opposizioni invece di andare separate fossero andate unite, forse lui ce lavrebbe fatta anche su Morsi e sullavversario Shafik.