L’Isis danneggia l’immagine dell’Islam a livello globale. Come fare per rimediare a questo danno?
“Mi aspettavo di vedere un Occidente più consapevole, in grado di fare la differenza tra la realtà dell’Islam e i movimenti armati che sono al di fuori della legge islamica e che sbandierano, sotto mentite spoglie, l’Islam. Ho già avuto modo di dire che noi musulmani in Oriente, siamo soggetti ad attacchi da parte di persone che citano i testi sacri per aggredirci. Noi rispettiamo la religione ebraica e cristiana e non abbiamo mai avuto un solo pensatore o scrittore che abbia detto male su di loro. Anzi, non si può essere musulmano se non si accettano le rivelazioni dei Profeti dell’Antico Testamento e di Gesù. E Gesù, Issa nel Corano, è uno dei Profeti, un messaggero di Dio che ha ricevuto un testo sacro che è il Vangelo. Abbiamo cercato di fare la differenza tra l’ebraismo e il cristianesimo che sono religioni di pace e di misericordia e coloro che hanno svuotato la religione per fare colonialismo e uccidere i popoli. Chissà se l’Occidente riuscirà a cogliere la differenza tra l’Islam, le parole del Profeta e un miliardo di musulmani e questo piccolo gruppo. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”.
Gli interventi armati contro l’Isis non rischiano di esacerbare le contrapposizioni?
“L’apparizione di Daesh (Isis, ndr) in questo modo improvviso, ci spinge a chiedere quali sono le causa profonde di questa apparizione. Mi lasci dire che quello che pensa l’uomo della strada arabo è che l’Occidente non è del tutto estraneo all’apparizione dell’Isis perché le armi di Isis sono americane e non fabbricate nel mondo musulmano. E poi l’Isis è cresciuto troppo in fretta e questo sviluppo così veloce richiede ingenti capitali. Da dove arrivano queste somme di denaro? La gente dice che l’Occidente non è serio nell’affrontare e combattere l’Isis. Credo che se l’ordine mondiale e l’America avessero voluto aiutare la cooperazione araba a estirpare l’Isis e le sue figlie e le sue nipoti, avrebbero potuto farlo in un solo giorno. Ma l’ordine mondiale vuole che ci sia il caos nella nostra regione. Anzi pare che ci sia l’intenzione di frammentare la regione e l’Isis è uno strumento efficace per la frammentazione e, dunque, uno strumento funzionale per le grandi potenze che non vogliono pace e sviluppo”.
Papa Francesco esorta ad alzare la voce contro i crimini del fondamentalismo. Che rapporto ha con il Papa?
“Da quando è stato eletto Papa Francesco, abbiamo visto avvisaglie di bene. Abbiamo sentito i suoi discorsi improntati al rispetto per tutte le religioni. Al-Azhar a quel punto ha riattivato il canale di dialogo già esistente con il Vaticano, canale che era stato congelato con Papa Benedetto. Se ora il Vaticano facesse un passo, ora, direi che noi ne faremmo dieci di passi nella sua direzione”.
Lei ritiene possibile un incontro con il Papa?
“Sarebbe un incontro che ci farebbe felice, come ci farebbe felice l’incontro con tutti coloro che amano la pace. Ma il problema non è Papa Francesco. E il problema non è al-Azhar. Il problema sta nei sistemi politici mondiali che pianificano la politica militare, economica e finanziaria. Se fosse nelle mani del Papa o dei leader religiosi, la cosa sarebbe stata risolta da molto tempo. Ma purtroppo non è così. Per questo è importante far arrivare la nostra voce all’orecchio dei decisori mondiali”.
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