Un tribunale egiziano blocca l’islamismo dell’Assemblea costituente
L’organo è incostituzionale e non rappresenta il popolo egiziano. Portavoce della Chiesa cattolica sottolinea il gesto come un segno di speranza per la giustizia egiziana. Il Paese è in una nuova fase di stallo. A rischio le elezioni presidenziali previste per giugno.
Il Cairo (AsiaNews) – “La sospensione dell’Assemblea costituente è un tentativo per fermare lo strapotere dei partiti islamici ed è un segno di speranza per la giustizia nel nostro Paese”. È quanto afferma p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana sulla sentenza di una corte amministrativa egiziana che ieri ha bloccato i lavori dell‘Assemblea. Secondo il tribunale, l’organo dominato dagli islamisti è incostituzionale e non ha la legittimità per scrivere la nuova costituzione. Ieri, il Consiglio supremo dell’esercito (Scaf) ha avallato il giudizio della corte, sottolineando che l’Assemblea non rappresenta il popolo egiziano. Cristiani, al-Azhar e partiti democratici sono preoccupati per l’eccessivo potere di Fratelli musulmani e salafiti che stanno facendo di tutto per trasformare l’Egitto in un Stato islamico.
Per ragioni di segretezza il tribunale non ha ancora spiegato le motivazioni della sentenza emessa dopo le denunce di partiti liberali e associazioni per i diritti delle donne. P. Greiche fa notare che i partiti radicali hanno sfruttato il fumoso art. 60 della dichiarazione costituzionale che definisce i compiti dell’organo, ma non indica i criteri di nomina dei suoi rappresentanti. Forti di una maggioranza parlamentare del 70%, gli islamisti hanno occupato l’Assemblea costituente nominando 48 rappresentanti su un totale di 100 posti disponibili, redendo impossibile qualsiasi tipo di contestazione. Ciò ha ridotto la rappresentanza delle forze esterne alla politica come l’Università islamica di al-Azhar e la Chiesa copta ortodossa, che per protesta hanno ritirato i loro delegati. Chiesa cattolica e altre realtà della società egiziana sono state invece escluse dall’Assemblea.
“L’Egitto è in una nuova fase di stallo – sottolinea p. Greice – oggi lo Scaf ha annunciato un nuovo decreto per definire i criteri di scelta dei rappresentanti della costituente, ma finora nessuno sa come agire. Ciò mette a serio rischio le elezioni presidenziali previste per giugno”.
In questi giorni è in discussione il decreto legge che vieta agli ex membri del regime di presentarsi alle elezioni. Nonostante ciò, Omar Suleiman, ex vice-presidente del governo Mubarak, ha presentato a sorpresa la sua candidatura. “Egli è una figura oscura – sottolinea il sacerdote – e non è amato dalla popolazione”. Durante il regime, Suleiman è stato responsabile dei servizi segreti e in questi giorni ha minacciato i suoi detrattori rivelando di possedere documenti segreti, che potrebbero compromettere i suoi principali avversari, fra tutti Khairat el-Shater, candidato dei Fratelli musulmani.
P. Greiche nota che a tutt’oggi i principali candidati sono esponenti di partiti o movimenti legati all’esercito o a formazioni estremiste. I partiti liberali devono ancora scegliere un rappresentante per la loro coalizione. Il termine ultimo per la presentazione delle candidature scade il 27 aprile. Fra i possibili candidati per le forze democratiche vi è Amr Moussa, ex segretario generale della Lega araba. (S.C.)
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