LA SECONDA RIVOLUZIONE
Egitto, altre vendette
sui cristiani copti
Continua a scorrere sangue cristiano nellEgitto del dopo Morsi. Nella sola giornata di ieri sono stati tre i cristiani copti ritrovati uccisi, in una spirale di odio interreligioso che si sta inasprendo, giorno dopo giorno, dallannuncio della destituzione del presidente islamico, lo scorso 3 luglio. Il caso più macabro a Sheikh Zuweid, un villaggio di beduini nel Sinai del Nord, a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza. Legato mani e piedi e decapitato, il cadavere di un venditore ambulante cristiano, il sessantenne Magdi Habashi, è stato ritrovato ieri nel cimitero della cittadina.
Luomo era stato rapito lo scorso sabato, proprio mentre nella vicina città di al-Arish, alcuni militanti armati uccidevano il prete copto ortodosso Mina Abboud Sharobeen. Allalba di ieri, altri due copti trovati morti a Dbaa, vicino Luxor. Questa volta nellambito di una faida familiare, innescata manco a dirlo da motivazioni religiose. Due settimane fa il primo morto, un musulmano. Poi la rappresaglia: tre copti uccisi nel giro di poche ore, le loro abitazioni date alle fiamme, le famiglie costrette a rifugiarsi nella locale parrocchia ortodossa. «Temiamo che odio e violenza contro i cristiani ricomincino anche qui al Cairo» dice Eva Botros, volontaria a tempo pieno nella chiesa evangelica di Kasr el-Dobara, che sorge alle spalle di piazza Tahrir. «Le frange più estremiste dei Fratelli musulmani non accettano la deposizione di Morsi e del suo regime aggiunge Eva, che dirige lospedale da campo creato due anni fa nel cortile della chiesa ci aspettiamo altri attacchi. Ormai siamo stigmatizzati non solo in quanto copti, ma come traditori da punire».
«I pretesti per ucciderci sono sempre più futili osserva anche Daniel Malek, uno dei cristiani che continuano a sfidare lafa per presidiare piazza Tahrir basta una camicia bruciata. A Dahshur, a sud del Cairo, si è scatenata una guerra civile per un banale errore di stiratura di un lavandaio cristiano ai danni di un islamico. Per non parlare del Sinai, dove è in atto qualcosa di più torbido. Un attacco alle istituzioni, oltre che ai cristiani».
Notizia di ieri è loffensiva mossa dallesercito egiziano nel nord della penisola. Decine di vittime e centinaia di catture tra i miliziani islamici operanti nellarea, tra i quali almeno 32 militanti di Hamas. Poche ore prima, a Sheikh Zuweid, un gruppo di militanti armati aveva aperto il fuoco sullauto del generale egiziano Ahmed Wasfi, comandante del secondo Corpo darmata dispiegato al confine con Israele, senza però colpirlo. La tensione resta quindi alle stelle, anche nella capitale dove oggi i Fratelli musulmani vogliono replicare la marcia di venerdì scorso: una prova di forza finita nel sangue.
Gilberto Mastromatteo
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