Violenze anticristiane in Egitto. Padre Ianniello: cultura e solidarietà per promuovere la convivenza




R. – Quello che si sente dire in Occidente, qualche volta non corrisponde del tutto alla realta lEgitto non è un piccolo villaggio, anzi: lEgitto è fatto di tante situazioni geografiche che bisogna saper distinguere: non solamente geografiche ma purtroppo anche culturali. Questi ultimi scontri che ci sono stati la settimana scorsa nascono da un fatto culturale, di separazione tra mondo cristiano e musulmano, come se luno volesse prendere il sopravvento sullaltro. Se ne sentono con una certa regolarità
D. Dove si verificano in particolare?
R. – Proprio nei posti dove cè meno cultura. Questo non toglie che ci sia una certa preoccupazione tra la gente che dice: Adesso che i Fratelli musulmani arriveranno al potere, cosa accadrà?. Infatti, loro continuano a dire di voler stabilire la legge islamica, la sharia, come se un ritorno al passato fosse la soluzione dei problemi. Questo chi lo pensa? Può pensarlo gente che non ha una cultura, che non sa guardare al futuro per molti musulmani questo è evidente, e vorrebbero ricreare questi rapporti.
D- . Che esperienza ha al riguardo?
R. – A ottobre sono stato nominato visitatore generale per la comunità francescana dellEgitto e ho avuto la possibilità di visitare un villaggio dove cè una tensione altissima tra cristiani e musulmani. Non cè la chiesa perché è stata distrutta, volevano ricostruirla e lhanno impedito, hanno fatto delle impalcature di legno e glielhanno bruciate Questo frate, la prima cosa che ha fatto è stato cercare di creare buoni rapporti tra cristiani e musulmani, e così ha cominciato ad andare casa per casa dai musulmani
D. – E cosa è accaduto dopo?
R. – Da quello che mi raccontavano, da una tensione altissima, scontri e qualche morto, si è passati ormai a dei buoni rapporti.
D. Come vive la gente in Egitto?
R. – La gente vive veramente in uno stato di povertà assoluta: circa la metà della popolazione vive in questa situazione, veramente non hanno da mangiare Io lo vedo, perché questa è gente che viene da noi: generalmente, anche se noi siamo latini, sono quasi tutti copti ortodossi; vengono qui e hanno bisogno di tutto. Hanno bisogno per la casa, e noi ogni mese paghiamo loro gli affitti, o troviamo nuove case; hanno bisogno di ospedali, continuamente viene gente da noi a chiedere medicine, cure e altre cose Hanno bisogno per le scuole: il livello scolastico è molto, molto basso e quindi per imparare qualcosa bisogna andare alle lezioni private, che però costano anche 50 lire a lezione; e chi prende uno stipendio quelli che ce lhanno di 300, 400, 500 lire, non possono permettersi di pagare per i figli 50 lire a lezione!
D. Avete altre iniziative?
R. – Abbiamo un giardino di infanzia, soprattutto per i bambini più poveri; poi ce padre Antonio che, nonostante la sua malattia, ha aperto un hadan, cioe un giardino di infanzia per gli zabalin, quelli che raccolgono le immondizie. Ha preso delle ragazze che conosceva, le ha spinte a studiare, a interessarsi sono diventate valide collaboratrici. Mi diceva una di queste ragazze: Vedi, costa molta fatica, molto sacrificio, perché sei tutta la giornata lì: anche la domenica non siamo libere perché cè scuola e noi seguiamo il programma governativo. Però, quando viene una bambina e ti dice: Sai maestra, io sono molto contenta di te, eccetto una sola cosa: sei così brava che mi dispiace che tu non sia musulmana!. E lei le ha risposto: Forse sono così brava proprio perché sono cristiana!.