EGITTO – ( 16 Maggio )


18:40
“Un voto importante” ma che, per il carattere di Repubblica presidenziale dell’Egitto, potrebbe determinare un’ulteriore svolta islamista nel Paese anche alla luce della Costituzione ancora da scrivere. E’ in sintesi quanto affermato, in un’intervista al SIR (clicca qui), Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l‘Università Cattolica di Milano, commentando le prossime elezioni presidenziali (23 e 24 maggio) in Egitto. “Il voto – spiega – riveste una grande importanza soprattutto perché l’Egitto è, se non ci saranno cambi costituzionali come ipotizzati da qualcuno, una repubblica presidenziale in cui il presidente conta molto di più rispetto al Parlamento. Considerando, poi, che il Paese arriva a queste elezioni con una maggioranza parlamentare islamica, l’importanza di questo voto risiede anche sull’impatto che avrà sulla nuova Costituzione da scrivere”. (segue)

18:41
Preoccupata per una deriva islamista “che metterebbe a rischio gli accordi internazionali dai quali ottengono soldi e privilegi” è la Giunta Militare che, aggiunge l’esperto, “non vuole essere soggetta al governo civile e non vuole perdere le sue prerogative di potere” e che per questo si muove per evitare una saldatura islamista tra Presidenza e Parlamento. Per Redaelli “i cristiani non guardano con favore a nessuno dei candidati alla carica di presidente” tra questi Amr Moussa, ex segretario generale della Lega Araba e già ministro degli Affari Esteri sotto il regime di Mubarak, e Abdel Moneim Abulfutuh, espulso dalla fratellanza musulmana per le sue idee moderate, ma appoggiato, tra gli altri, anche dai salafiti di Al Nour. “Semmai – sottolinea l’esperto – i cristiani potrebbero essere meno preoccupati da un’affermazione di Moussa. Infatti se Abulfutuh venisse eletto grazie al sostegno determinante salafita, sarebbe un presidente sotto scacco dell’ala più integralista dell’Islam. E per i copti, e non solo, sarebbe una tragedia”.
 
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