Gli islamisti, sia quelli più moderati che quelli più intransigenti, avrebbero vinto anche il secondo turno delle legislative egiziane. Con il 39% dei voti, il Partito Giustizia e Libertà, braccio politico dei Fratelli Musulmani egiziani, ha rivendicato di essere la prima formazione. Secondi, come alla prima tornata, nuovamente i salafiti del partito Al Nour, che sostiene di aver ottenuto oltre 30%. L’affluenza sarebbe stata del 67%.
Nel secondo turno elettorale per il rinnovo della camera bassa del parlamento (Assemblea del Popolo che avrà poi un anno di tempo per scrivere una nuova Costituzione per l’Egitto del dopo Mubarak) svoltosi il 14 e 15 dicembre si è registrata una minore affluenza alle urne rispetto al primo. Ma già secondo dalle intenzioni di voto raccolte all’uscita dei seggi emergeva il successo dei partiti islamici. Il terzo e ultimo turno elettorale si terrà il 3 e 4 gennaio.
Gli scontri. Almeno 181 persone sono state arrestate in tre giorni di violenti scontri tra manifestanti e militari al Cairo. Lo hanno riferito fonti della sicurezza. L’agenzia Mena ha riferito che 164 persone accusate di aver partecipato alle violenze, tra cui nove donne, sono comparse davanti alla Procura generale accusate di attacchi a membri delle Forze armate e resistenza a pubblico ufficiale. Il bilancio dei tre giorni di scontri è di almeno 10 morti e 494 feriti.
Il video contestato. Sta suscitando polemiche in Egitto un video, che sta facendo il giro dei siti Internet e dei social network, di una dimostrante che è stata malmenata e trascinata dalle forze dell’ordine egiziana durante gli scontri di ieri a piazza Tahrir. Quello che sta provocando un’ondata di sdegno, sottolinea il corrispondente della Cnn che ha mostrato fotogrammi di questo video, è in particolare il fatto che le immagini mostrano come gli agenti della sicurezza trascindando la donna le abbiano fatto cadere lo hijab, il velo, e sollevato il vestito tradizionale, mostrandola in reggiseno. Intanto, è emerso che vi sono anche due bambini, di 12 e 14 anni, tra le 10 vittime dei nuovi scontri tra dimostranti e forze dell’ordine al Cairo. Lo ha reso noto un portavoce del ministero della Sanità, spiegando che i bambini ed altre due vittime sono morti a seguito di fratture del cranio provocate dal lancio di blocchi di cemento. Mentre altre sei persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco. Le autoritá egiziane hanno affermato che non sono state usate pallottole vere.
L’incendio all’Istituto d’Egitto. A pochi passi dal parlamento egiziano teatro di pesanti scontri in queste ore, nel centro del Cairo, un gruppo di giovani sta cercando al rischio della vita di mettere in salvo preziosissimi testi e manoscritti antichi. I documenti andati parzialmente distrutti dall’incendio divampato per quasi 24 ore nell’Istituto d’Egitto, sono una preziosa eredità della spedizione napoleonica del 1798 nel paese delle Piramidi. L’edificio, parzialmente diroccato, sembra sull’orlo del crollo, e occorre fare in fretta, anche se per alcuni preziosi cimeli è ormai troppo tardi. «Purtroppo non è stato possibile recuperare nulla della grande opera documentaria ‘Description de l’Egyptè, curata dai 150 studiosi e ricercatori che Napoleone portò al suo seguito per sviluppare la conoscenza della storia di questo paese», ha spiegato con grande rammarico il ministro della cultura, Shaker Abdel Hamid, definendo la distruzione dei manoscritti e di quelle opere «una catastrofe per la scienza», ed annunciando la formazione di una commissione di specialisti per il restauro dei libri.
«Comportamento criminale». Così ha definito l’incendio dell’Istituto dall’Associazione Egiziana di Studi Storici (Ehsa) per il danno incalcolabile a documenti rari, manoscritti e mappe storiche che erano custodite.
L’Associazione ha anche sollecitato le autorità responsabili a fare in modo che episodi della stessa gravità non possano ripetersi per altre istituzioni storiche egiziane.
Il precedente. Già durante il primo periodo della rivoluzione del 25 gennaio un episodio mai chiarito – e sul quale le indagini non avrebbero ancora dato risultati certi – aveva riguardato furti nel Museo Egizio, sul lato nord di Piazza Tahrir, compiuti da persone che si sarebbero introdotte nell’edificio dal tetto. Parte dei reperti rubati sono stati recuperati nei mesi successivi, ma sull’episodio è sempre rimasto il dubbio che i ladri fossero stati favoriti da inspiegabili lacune nei sistemi di sorveglianza.
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