EGITTO – (25 Maggio 2022)

Il Cairo vende le imprese statali per ripianare le casse dello Stato

Guerra in Ucraina e crisi economica impattano per miliardi sul bilancio. Da qui la necessità di quotare in borsa aziende statali e militari entro la fine dell’anno. Altre ancora saranno vendute in futuro. La moneta si è svalutata del 17%, il rapporto debito/Pil è arrivato all’85%, ulteriori rincari nelle materie prime di importazione. 

Il Cairo (AsiaNews) – Nel tentativo di attirare investitori stranieri e allentare le conseguenze della crisi economica che ha colpito il Paese, il governo egiziano intende quotare in borsa entro la fine dell’anno almeno una decina fra le più importanti compagnie statali e aziende militari. E altre ancora saranno messe in vendita in un futuro prossimo. Il primo ministro Mostafa Madbouly, riferisce al-Monitor, ha ammesso le difficoltà legate alla “guerra [in Ucraina]” che hanno imposto “un pesante onere finanziario. Ci aspettiamo, ha aggiunto, quasi sette miliardi di euro di “impatti immediati” e fino a 18 miliardi di euro in “effetti indiretti a seguito dell’aumento dei prezzi delle materie prime” come “grano, petrolio e persino nei tassi di interesse”.

Il capo del governo ha sottolineato che fra le conseguenze dirette della guerra vi è il deflusso di miliardi dall’Egitto, con una svalutazione della moneta del 17%; perdite in qualche modo contenute dagli aiuti provenienti dalle nazioni del Golfo, che si sono impegnate a sostenere il Paese dei faraoni con piani di investimenti per oltre 20 miliardi di euro. Ciononostante, il Cairo si trova ad affrontare un deficit di bilancio di quasi 20 miliardi, con un rapporto debito/Pil all’85% e rincari cospicui nei prezzi delle materie prime da importazione.

A causa della guerra in Ucraina e la crisi alimentare a esso collegata, pur con manovre speculative che hanno impresso una ulteriore spinta ai prezzi, il governo dovrà impegnare oltre 4 miliardi di euro per il fabbisogno di grano, in deciso aumento rispetto ai 2,5 miliardi dello scorso anno. Inoltre, secondo Madbouly bisogna considerare anche gli aumenti nei prezzi del petrolio che costerà quasi 11 miliardi allo Stato, invece dei 6 miliardi del passato per l’acquisto di100 milioni di barili.

Per ottenere liquidità nei prossimi mesi, il piano del Cairo è quello di vendere beni di proprietà statale a investitori privati e quotare in borsa società di proprietà del governo, mentre vendite dirette sono previste anche per altre aziende di primo piano. Il primo ministro Madbouly ha inoltre annunciato la fusione in un’unica società dei sette porti egiziani attualmente in uso, così come per una serie di hotel di lusso, con una parte da investire in borsa per compratori stranieri e locali.

Porte aperte, infine, a investimenti privati nei trasporti fra cui una monorotaia, un treno ad alta velocità e un treno elettrico, nella produzione del ferro, cemento, alluminio, tabacco e impianti di trattamento delle acque reflue. Il governo liquiderebbe poi investimenti e proprietà oggi presenti in 79 settori, come l’allevamento ittico, i prodotti lattiero-caseari, l’edilizia, la produzione televisiva e cinematografica, il commercio al dettaglio, le automobili, i mobili e i fertilizzanti.

Secondo gli esperti, molte di queste aziende dovrebbero essere acquisite dagli Stati del Golfo.

Il testo originale e completo si trova su:

 

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