EGITTO – ( 5 Dicembre )

Egitto: nuove proteste al Cairo. Morsi costretto a lasciare il palazzo presidenziale



Giornata di gravi tensioni ieri in Egitto. L’opposizione è scesa ieri in piazza Taharir al Cairo per protestare contra la svolta autoritaria imposta dal presidente Morsi. Al centro delle manifestazioni la nuova Costituzione, osteggiata dalla magistratura, che verrà sottoposta a referendum il 15 dicembre prossimo. I dimostranti hanno praticamente circondato il palazzo presidenziale e il capo dello Stato è stato costretto a lasciare la residenza da un’uscita secondaria. Dal Cairo, Marina Calculli:RealAudioMP3

Piazza Tahrir è tornata ieri a pulsare per dire “no” alla bozza costituzionale poco conforme all’identità di buona parte dell’Egitto. Molti giovani liberali, tantissime donne, anche senza velo, e cristiani copti animavano la manifestazione di ieri, indetta dal Fronte di salvezza nazionale, un’entità che raggruppa 18 movimenti nati dalla rivoluzione quasi due anni fa. Accanto alla protesta di Piazza Tahrir un altro gruppo di manifestanti ha accerchiato il palazzo presidenziale di Heliopolis, riuscendo a sfondare persino lo sbarramento della polizia. Il presidente Morsi ha lasciato a quel punto il palazzo, mentre le forze di sicurezza lanciavano lacrimogeni. Diciotto manifestanti sono rimasti intossicati. Il Fronte di salvezza nazionale in serata ha poi elaborato tre richieste: il ritiro della bozza costituzionale, l’annullamento del referendum e la creazione di una nuova assemblea costituente. E’ un confronto serrato, che spacca in due l’Egitto, quello liberale e quello dei Fratelli Musulmani, e che di certo prelude a nuove tensioni.

Del braccio di ferro tra la presidenza egiziana e la magistratura sulla Costituzione, Fausta Speranza ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’università di Trieste:RealAudioMP3

R. – Non si tratta di cavilli. La posizione è molto difficile perché questa Costituzione non è criticata soltanto dai giudici. E’ un prodotto distorto, dove vengono ignorate molte parti della società egiziana. I giudici hanno rappresentato questo malessere, anche se naturalmente stanno cercando di mediare con il presidente e sembra che i magistrati più importanti, del Consiglio di Stato, e alcuni procuratori che avevano deciso di non supervisionare le operazioni di voto sul referendum riguardante la nuova Costituzione previsto per il 15 dicembre, abbiano invece, in qualche modo, aderito e quindi danno una copertura al presidente. Però la questione della spaccatura all’interno della magistratura e della spaccatura forte all’interno della popolazione egiziana resta tutta e naturalmente per Morsi non sarà una “passeggiata” superare questa fase, nonostante l’azione propagandistica enorme che sta facendo la Fratellanza Musulmana per difendere il presidente.

D. – Diciamo qualcosa anche sui tempi, perché il testo di bozza costituzionale è stato approvato in gran fretta dall’assemblea costituente – così è apparso a tutti gli osservatori – e adesso c’è anche questo referendum indetto a pochissimi giorni dall’approvazione dell’assemblea costituente…

R. – Il referendum ha esattamente il sapore di una chiamata popolare alle urne di una parte che sicuramente risponderà, legata alla Fratellanza musulmana e ai salafiti, per cercare di ottenere una risposta plebiscitaria messa su in fretta e in furia, scavalcando sia un’accurata stesura della Costituzione, sia la dura opposizione del Fronte di salvezza nazionale, che rappresenta una ventina di movimenti laici e riformisti che non vogliono assolutamente far passare questo tipo di Costituzione che ignora molti diritti delle donne, dei cristiani, degli intellettuali, dei professori e anche di una parte dei lavoratori. Quindi, è un tentativo anche maldestro, ma molto chiaro, di dare moltissimi poteri, ammantandoli di costituzionalità, al presidente Morsi. Io credo che, su questo, non solo il popolo egiziano, che naturalmente sta giustamente protestando, ma anche tutta la comunità internazionale, a partire dall’Unione Europea, deve prestare moltissima attenzione.

D. – Parliamo proprio di osservatori esterni al Paese. E’ molto difficile in questo momento intervenire in un qualunque modo visto anche tutto l’assetto geopolitico dell’area…

R. – Certo, è naturale che dobbiamo utilizzare tutte le cautele e che dobbiamo anche capire tutti gli errori che sono stati commessi dalla stessa comunità internazionale nel passato. Però non possiamo di nuovo giustificare il fatto di cominciare a mancare sul fronte dei diritti e delle persone con la storia e il passato, perché con questo sistema in Egitto – negli ultimi 50 anni – ci sono state quattro dittature, sempre partendo dal discorso che nel passato erano state fatte cose sbagliate, errori. Si diceva che quindi occorrevano poteri speciali per rimediare e che la cosa sarebbe naturalmente durata molto poco tempo, che era questo che voleva la popolazione. E poi invece non è stato così. Direi che ora siamo al punto nel quale bisogna vegliare affinché la storia non si ripeta per ’ennesima volta.

 
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