Ha visto le vignette di Charlie Hebdo?
Ho visto le vignette e non le ritengo neanche troppo intelligenti. Sono state disegnate con lo scopo di attaccare la sensibilità e la fede di gente semplice. I giornalisti di Charlie Hebdo non si sono resi conto delle mentalità differenti: lo spirito critico e satirico ha unantica tradizione storica in Francia che non si può certo fermare. Ma mi chiedo: a che serve ferire volontariamente delle persone? Cè una sensibilità ferita dei musulmani. La libertà di espressione ha e deve avere dei limiti e non solo in Francia. E il limite è quello di non ferire le convinzioni più profonde degli altri, in questo caso particolare la sensibilità dei musulmani. Ciò che non comprende il giornalismo di Charlie Hebdo è che non si parla di integralisti e di fondamentalisti. Non sono loro ad essersi sentiti colpiti ma la maggioranza dei musulmani perché sono stati toccati nella fede, è stata colpita la figura di Mohammed.
Come è il clima oggi?
In Francia per il momento non è successo niente. Una maggioranza dei francesi e dei musulmani francesi non si ritrovano assolutamente nelle reazioni di violenza che sono esplose nei Paesi musulmani. Ma la questione vera delle vignette è: a che serve umiliare delle persone, colpire nel profondo una fede, semplicemente per il piacere di prendere in giro una popolazione? E quando le persone sono ferite e umiliate, si rischiano delle reazioni pericolose. Anche i responsabili musulmani in Francia hanno paura. Quando allora si parla di libertà di espressione, bisogna dire che non è assoluta, che non ha il diritto di negare la Shoah, di richiamare allodio, di colpire le convinzioni profonde delle persone.
Come si compone la comunità musulmana in Francia?
Quella musulmana è la seconda comunità religiosa in Francia. Si stima una presenza di 5 milioni di persone, di cui alcuni sono praticanti, altri no. Ci sono dei legami molto forti tra la Francia e i tre Paesi del Maghreb, Marocco, Algeria e Tunisia. Legami che si sono mantenuti soprattutto attraverso le famiglie. Di questi 5 milioni di musulmani che vivono in Francia, la maggioranza ha nazionalità francese. È una comunità musulmana composta in maggioranza di persone di ceto popolare anche se oggi cè una generazione di giovani che hanno fatto studi in Francia e sono divenuti avvocati, medici, giornalisti, imprenditori. Ma la maggioranza vive nei quartieri popolari. Forte, inoltre, è linfluenza oggi di Internet e dei nuovi canali televisivi satellitari che arrivano dai Paesi del medio Oriente e il ruolo che in questo settore gioca il Qatar con il canale Al Jezeera. Molte famiglie guardano questo canale che esercita una grande influenza sulle mentalità, sostenendo la fierezza musulmana. A fronte di questa situazione esistono pochi imam e quadri musulmani capaci di essere interlocutori dei giovani. Una maggioranza di imam viene ancora dal Marocco, dallAlgeria.
Da dove passa oggi lintegrazione?
Il grande problema è il lavoro: nei quartieri popolari, quando le persone lavorano, non sono attratte dalla droga e dalla delinquenza. Dunque soprattutto in tempi di crisi economica, lintegrazione passa anche attraverso una politica per la città con riforme che sappiano rompere i grandi agglomerati urbani e rendere più umani gli ambienti. Passa attraverso serie ed efficaci politiche per il lavoro. Passa attraverso progetti che sappiano educare le mentalità e passa attraverso la formazione degli imam preposti poi a guidare le comunità musulmane. È una strada complessa, lunga, ma necessaria.