DIPLOMAZIE ALLOPERA
Nucleare iraniano accordo realistico
Chiusa positivamente la prima fase di negoziati a Ginevra, tutto è rimandato al 20 novembre. Perché allOccidente conviene, a certe garanzie, assecondare il percorso riformista avviato da Rohani
Stefano Costalli

Si è chiuso a Ginevra il primo giro di negoziati internazionali sul dossier nucleare iraniano. Dopo trentanni di silenzio diplomatico fra Iran e e almeno dieci anni di tensioni fra Teheran e la comunità internazionale nel suo complesso, finalmente uniniziativa diplomatica seria, su cui sembra lecito fare affidamento. Dopo anni di reciproche incomprensioni e velleitarie sfide lanciate dal regime degli ayatollah allOccidente, quando non al mondo intero, il nuovo presidente Rohani pare deciso a proseguire sulla sua linea di pragmatico riformismo, a partire dal piano della politica internazionale. LIran sta soffrendo da tempo le conseguenze delle sanzioni politiche ed economiche, non è esente dagli effetti della crisi mondiale e si sente sempre più isolato in Medio Oriente, con lindebolimento del regime di Assad in Siria. Rohani ha necessità di sbloccare in qualche modo la situazione e sa che il capitolo nucleare può rappresentare una carta preziosa, se ben giocata. Lopinione pubblica iraniana sostiene in larga parte i negoziati sperando che possano portare a un rapido miglioramento delle condizioni economiche e per questo motivo anche la Guida suprema Khamenei, baluardo di chi vorrebbe una linea dura nei confronti dellOccidente, non può criticare troppo a fondo i tentativi di Ginevra.
Sembra dunque che da parte iraniana i motivi per ben sperare non manchino. Eppure, chi sperava che fosse possibile chiudere i negoziati trovando un accordo entro la scorsa settimana, durante il primo giro di colloqui, è rimasto deluso. Tutto è rimandato al 20 novembre. Da un lato, lidea che si riuscissero a sciogliere tutti i nodi accumulatisi negli anni al primo tentativo sembrava a molti sin troppo ottimistica. Dallaltro, però, è innegabile che i dieci giorni di intervallo possono rappresentare un rischio ben maggiore di quanto si creda poiché sono già allopera non soltanto forze e attori che mirano al raggiungimento di un accordo, ma anche coloro che puntano a obiettivi così irrealistici da far ritenere che in realtà mirino a far saltare il tavolo. Il capo del governo israeliano Netanyahu guida il fronte di coloro che si oppongono alle proposte avanzate a Ginevra fino a ora. Israele ritiene che non si debbano sospendere le sanzioni proprio adesso, ma anzi che sia necessario continuare con lopera di pressione su Teheran e che lIran debba cessare ogni programma di arricchimento delluranio, anche a fini civili. Su questa posizione il governo israeliano è sostenuto dallArabia Saudita, rivale geopolitico dellIran, e da alcuni settori dellestablishment statunitense ed europeo.
Su una linea diversa stanno coloro che da anni sostengono la necessità di cercare una soluzione diplomatica con Teheran e che vedono finalmente in Rohani un interlocutore affidabile. Chi si riconosce in questa linea ritiene, come il sottoscritto, che Rohani non possa accettare un accordo in cui si esclude ogni tipo di arricchimento; che lIran non possa daltra parte essere veramente fermato nel caso in cui voglia davvero costruire la bomba; che un attacco allIran ritarderebbe ma non impedirebbe per sempre il processo e che unaltra guerra in Medio Oriente peggiorerebbe soltanto la situazione. È necessario trovare un accordo che eviti la guerra, riduca gli incentivi per lIran a dotarsi di armi nucleari, allontani il programma nucleare di Teheran dal raggiungimento dellobiettivo e rafforzi i controlli internazionali. A queste condizioni sembrerebbe giusto alleggerire gradualmente ma significativamente le sanzioni per tentare una normalizzazione dei rapporti a medio-lungo termine. Un accordo ragionevole è possibile.
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http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/11/00274188_nucleare_iraniano_accordo_realistico.html