IRAN – ( 22 Febbraio )

 
 
Rapporto di Iran human rights sulla pena di morte: nel 2011 il numero più alto di casi dagli anni ’90
Nel 2011 in Iran almeno 676 persone sono state messe a morte, il numero più alto dagli anni ‘90 ad oggi. Aumentato drasticamente il numero delle esecuzioni in pubblico: 65, un dato di oltre tre volte superiore alla media degli ultimi anni. Lo riferisce l’agenzia Sir, in base al rapporto annuale sulla pena di morte dell’organizzazione per i diritti umani Iran human rights, presentato ieri a Roma, al Senato della Repubblica. “Non ci sono dubbi – ha affermato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce internazionale di Iran Human Rights – che le autorità iraniane usino la pena di morte come strumento politico. Il drammatico aumento nel numero delle esecuzioni dimostra – ha proseguito – che il regime iraniano, ora più che mai, lega il prolungamento della sua sopravvivenza alla capacità di diffondere il terrore. La pena di morte in generale e le esecuzioni pubbliche in particolare – ha aggiunto – sono lo strumento più importante usato dal regime iraniano per suscitare paura all’interno della società”. L’81% delle persone messe a morte è stato accusato di narcotraffico, ma l’organizzazione riferisce che l’80% di queste non sono state identificate con il nome completo e i processi si sono svolti a porte chiuse. Non si può perciò escludere, secondo Iran human rights, “l’eventualità che possano esserci, tra loro, persone che avevano partecipato a manifestazioni di protesta, dissidenti o membri dell’opposizione”. Per alcuni condannati, è stata mossa l’accusa di “moharebeh”, cioè di “inimicizia con Dio”, usata nel 2011 per mettere a morte il 4% delle persone, ritenute colpevoli di essere coinvolte nella lotta armata contro le autorità o avere solo qualche legame con gruppi considerati ostili. Inoltre, nonostante l’Iran abbia ratificato la Convenzione internazionale Onu sui diritti dell’infanzia, che vieta la pena di morte per i reati commessi sotto i 18 anni di età, secondo i dati riportati nel rapporto sono almeno 4 i minori messi a morte nel 2011. Condannati anche 4 ideatori di siti web, giudicati colpevoli di diffondere la “corruzione sulla terra”. “Alla vigilia delle elezioni parlamentari del 2 marzo, l‘Iran – ha osservato Marco Curatolo, presidente di Iran Human Rights Italia – è di nuovo, come spesso è accaduto in questi ultimi anni, la più grande prigione al mondo per blogger e giornalisti”. (G.A.)

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