IRAN – ( 24 Gennaio )

Davos. Rohani: stop alle sanzioni e via libera a investimenti stranieri



I “big” della politica e dell’economia mondiale, riuniti al Forum economico globale a Davos, fanno sapere di aver raggiunto oggi un’intesa per perseguire un mercato internazionale che non contrasti con le esigenze dell’ambiente, considerati i cambiamenti climatici. Dalle prime notizie, si tratterebbe di una dichiarazione congiunta tra Stati Uniti, Unione Europea con l’appoggio anche della Cina e di alcuni Paesi minori. L’obiettivo è portare l’iniziativa a livello del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Ma al centro dei dibattiti a Davos resta la questione della ripresa economica a livello mondiale. Fausta Speranza ne ha parlato con il prof. Carlo Altomonte, docente di politiche economiche all’Università Bocconi:00:03:40:03

R. – Prima della crisi, i tassi di crescita mondiale erano intorno al 5%, per Europa e Stati Uniti tra il 2% e il 3%, e ne stiamo uscendo con tassi di crescita che non saranno superiori al 4%, mentre l’Europa sarà all’1% e gli Stati Uniti intorno all’1.5-2%. Questo evidentemente impedisce un veloce riassorbimento della disoccupazione e preoccupa sulla tenuta dei sistemi di stato sociale.

D. – I “grandi” dell’economia e della politica mondiale ne stanno discutendo, ma che cosa sta emergendo di concreto?

R. – Il tema è ovviamente quello di come sostenere, da un lato, la crescita con tutto quello che ne consegue soprattutto in Europa in termini di riforme, e quindi in termini di sostegno alla ricerca, alla produttività. C’è un’iniziativa presentata dalla Commissione europea sull’industria per il rilancio della manifattura e lo sfruttamento delle nuove tecnologie: dovrebbe consentire di produrre anche nei Paesi avanzati a costi molto ridotti. Dall’altro lato, c’è tutto il tema della politica monetaria: cioè, quanto velocemente uscire dalle politiche monetarie iperespansive senza creare eccesso di volatilità sui mercati emergenti, come è capitato nello scorso mese di giugno–luglio, quando un solo annuncio della Banca Centrale statunitense, la Fed, ha fatto precipitare la valuta indiana del 30%. Quindi, bisogna evitare questa volatilità e gestire questa fase delicata di uscita dalla crisi sostenendo la crescita e impedendo, per l’appunto, questa volatilità.

D. – Sta emergendo un vero confronto a suo avviso a Davos?

R. – Direi di no, nel senso che i mercati emergenti sono meno emergenti di prima. Scontano un po’ alcune debolezze strutturali, mentre i mercati avanzati sono sicuramente in una fase di ripresa più concreta. Quindi, quello che poteva essere inizialmente un disequilibrio negli anni scorsi – per la presenza dei Paesi emergenti che pensavano di aver capito tutto e quindi, in qualche modo, mal sopportavano la storica ingerenza dei Paesi avanzati – oggi si è attenuato. Forse, siamo tutti su posizioni un po’ più vicine e quindi questo ci consente di aprire un dialogo che, se secondo me, può essere interessante.

D. – A proposito di Paesi emergenti, la presidente del Brasile, Rousseff, è arrivata al World economic forum di Davos per la prima volta dal suo mandato. Di solito, non mancava mai al social forum di Porto Alegre, considerato l’evento anti-Davos per eccellenza, ma non veniva a Davos. Che dire di questa presenza?

R. – Come dicevo prima, stanno venendo a patti con la realtà dei fatti, nel senso che prima forse il Brasile si poteva permettere di non essere presente a Davos, mentre oggi – con un’economia che cresce poco più del 3% contro un potenziale del 5-6% – è evidente che il Paese abbia bisogno del sostegno degli altri e di essere ben dentro la gestione coordinata delle politiche post-crisi, altrimenti il Brasile ha non pochi problemi. Quello che sta un po’ emergendo è che i “Brics” storici non sono – diciamo così – ormai tanto di moda. Il Brasile ha problemi, la Russia ha i suoi problemi politici, l’India in vista delle elezioni sconta periodi di debolezza, la Cina è un punto interrogativo. Quindi, forse Davos oggi ci dice che anche altre economie emergenti più piccole e magari meno blasonate, ma che sono ben presenti a Davos, rappresentano realtà cui guardare con attenzione. Penso al Messico, all’Indonesia, al Cile, alla Turchia, all’Europa dell’Est… Si tratta di tutte economie che crescono di più del Brasile, della Russia, del Sud Africa per esempio, e che potrebbero rappresentare un punto importante d’uscita dalla crisi per l’economia mondiale.

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del sito Radio Vaticana
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