IRAN/STATI UNITI/MO – (9 Maggio 2018)

Rouhani: con Trump una guerra psicologica, salvare l’accordo sul nucleare

Il leader iraniano accusa Washington di non rispettare i patti e cerca l’intesa con Ue, Russia e Cina. Ma appare indebolito sul fronte interno. Israele e nazioni arabe plaudono e sostengono la scelta della Casa Bianca. Critica la Turchia, che teme nuovi conflitti. Bolton minaccia le aziende europee: stop ai commerci con Teheran.

 

Teheran (AsiaNews) – “Questa è una guerra psicologica e non permetteremo a Trump di vincerla […] inoltre, sono felice che l’essere fastidioso abbia lasciato il Barjam [acronimo iraniano per il Jcpoa]”. È quanto ha affermato il presidente iraniano Hassan Rouhani, commentando la decisione del presidente Usa Donald Trump di mettere fine all’accordo sul nucleare iraniano (il Jcpoa), sottoscritto nel 2015 dal predecessore Barack Obama. Intanto se, da un lato, i leader europei muovono la diplomazia per salvare l’accordo, sul fronte arabo e israeliano si plaude alla decisione della Casa Bianca nel tentativo di isolare ancor più Teheran sul fronte mediorientale.

Appena concluso il discorso di Trump, è arrivata la replica del presidente dell’Iran Rouhani, il quale sottolinea che “l’annuncio di oggi è la chiara dimostrazione del loro comportamento negli ultimi mesi”. Gli Stati Uniti, aggiunge, non hanno mai rispettato il Jcpoa che pure godeva “del pieno sostegno delle Nazioni Unite, mettendo solo una firma e facendo qualche dichiarazione”.

Rouhani ha quindi ricordato come il solo stretto alleato di Washington sia Israele, che definisce “lo stesso regime che ha ucciso i nostri scienziati nucleari”. “Da oggi in poi – ha concluso il presidente – l’accordo riguarda l’Iran e cinque nazioni […] aspettiamo e vediamo come reagiranno gli altri. Se arriviamo alla conclusione che cooperando con gli altri cinque Paesi possiamo ottenere i risultati prefissati, nonostante l’opposizione di israeliani e americani, il Barjam può sopravvivere”.

Tuttavia, lo stesso Rouhani sembra uscire sempre più indebolito dalla decisione degli Stati Uniti, perchè si rafforza la posizione di falchi e conservatori all’interno del Paese, da sempre critici verso l’accordo. Fra questi il presidente del Parlamento Ali Larijani che ha definito “bullismo” la scelta americana e aggiunto che gli Usa riceveranno una risposta “adeguata”. All’Unione europea, Russia e Cina, ha concluso, il “compito” di “salvare l’accordo” anche se l’ala oltranzista iraniana sembra muoversi sempre più in direzione di una risposta militare che è destinata ad innalzare la tensione.

Di contro, plaudono alla decisione di Washington gli alleati storici della regione fra cui Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu ha confermato il “pieno sostegno” a Trump, che ha dimostrato coraggio a cancellare un accordo “disastroso”. “Se il patto fosse rimasto in vigore – ha concluso il leader dell’unica nazione mediorientale a possedere l’atomica – in pochi anni esso avrebbe permesso all’Iran di arricchire l’uranio e di produrre bombe nucleari”.

I vertici degli Emirati Arabi Uniti (Eau) in una nota rilanciano il supporto alla scelta della Casa Bianca e auspicano un Medio oriente “libero da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa”. Il ministro degli Esteri Anwar Gargash ha aggiunto che “la retorica dell’Iran e le sue azioni aggressive nella regione hanno fatto da sfondo a un accordo imperfetto” e le “politiche bellicose” di Teheran contraddicono le dichiarazioni sul piano diplomatico.

A meno di un’ora dal discorso di Trump è arrivata la nota ufficiale dei vertici dell’Arabia Saudita, che “accolgono con favore e sostengono” la scelta. La decisione in passato di “sostenere l’accordo nucleare fra Iran e Paesi del 5 + 1” prosegue Riyadh, era basata “sulla ferma convinzione che si dovesse fare di tutto per evitare la proliferazione di armi di distruzione di massa in Medio oriente e nel mondo”. Tuttavia, secondo i sauditi, Teheran ha proseguito con le sue attività “destabilizzanti” in special modo attraverso il “programma di missili balistici” lanciati dallo Yemen.

L’agenzia ufficiale del Bahrain Bna rilancia una dichiarazione del ministero degli Esteri, secondo cui la decisione degli Stati Uniti riflette “l’impegno” a contrastare le politiche iraniane. Uno sforzo essenziale, secondo i vertici di Manama, per rintuzzare i continui tentativi di Teheran di “diffondere il terrorismo nella regione, violando in modo aperto le norme e il diritto internazionale”.

Diversa, invece, la reazione della Turchia che non nasconde il timore di “nuovi conflitti” dopo la decisione di Trump. Secondo Ibrahim Kalin, portavoce del presidente Recep Tayyip Erdogan, essa provocherà “instabilità e altre guerre”. Egli ricorda infine la “totale opposizione” di Ankara “a ogni tipo di arma nucleare” e che il Paese continuerà a commerciare con l’Iran a dispetto delle minacce lanciate ieri dagli Stati Uniti.

In uno dei passaggi più significativi del suo discorso, Trump ha infatti minacciato di colpire qualunque nazione continui a commerciare con la Repubblica islamica. E il ministero Usa del Tesoro ha aggiunto che le sanzioni colpiranno tutte le industrie menzionate nell’accordo, fra cui il settore del petrolio, quello dell’aviazione civile e il tentativo del governo di Teheran di acquistare valuta americana. John Bolton, neo consigliere per la Sicurezza nazionale, considerato un “falco”, ha lanciato una minaccia nemmeno troppo velata alle aziende europee: stop ai commerci con Teheran entro i prossimi sei mesi, altrimenti finiranno nella rete delle sanzioni americane. (DS)

Il testo originale e completo si trova su:

http://www.asianews.it/notizie-it/Rouhani:-con-Trump-una-guerra-psicologica,-salvare-laccordo-sul-nucleare-43833.html

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