Avviato lo scorso 8 agosto, l’appoggio aereo americano ai governativi e ai curdi iracheni aveva già giocato un ruolo fondamentale nella riconquista della strategica diga di Mosul. Nel primo intervento militare di Washington in Iraq dal ritiro delle proprie truppe alla fine del 2011, gli aerei Usa in poco più di venti giorni hanno ufficialmente compiuto 120 raid contro le postazioni dei jihadisti dell’Isis dopo che le Nazioni Unite avevano accusato le milizie radicali di “pulizia etnica” nei confronti di tutte le minoranze, dagli yazidi ai cristiani, ai turcomanni di Amerli. Solo nel mese di agosto 850mila iracheni sono andati ad ingrossare le fila dei profughi e degli sfollati interni, portando il totale dei civili costretti ad abbandonare le loro case a più di un milione e 600mila. Un mare di disperati che possono solo sperare in un più deciso intervento della comunità internazionale a fianco delle fragili autorità irachene, sotto attacco anche a Ramadi. Anche stamattina l’esercito americano ha lanciato nuovi raid aerei contro i jihadisti dell’Isis in Iraq, vicino alla città di Amerli e la diga di Mosul. “Un carro armato dell’Isis è stato danneggiato vicino Amerli ed un veicolo armato è stato distrutto non lontano dalla diga di Mosul”, spiega un comunicato del dipartimento della Difesa. Un totale di 120 raid Usa sono stati condotti in Iraq dall’8 agosto.
Dopo Amerli, domenica è stata liberata anche la città di Sulaiman Bek, sottratta al controllo dei miliziani jihadisti che la occupavano da 11 settimane. Sulaiman Bek si trova nella provincia di Salaheddin, 175 chilometri a nord di Baghdad e non lontano da Amerli. La città turcomanna è stata riconquistata all’esercito iracheno, aiutato dai curdi e dai miliziani sciiti e ‘protetto’ dai bombardamenti americani.
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