IRAQ – (13 Giugno 2017)

Iraq: referendum su indipendenza Kurdistan, Turchia è contraria

Massoud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno - REUTERS

Massoud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno – REUTERS

In Iraq, continua l’avanzata delle forze governative contro il sedicente Stato islamico nella zona Ovest di Mosul: resterebbero in mano ai jihadisti solo la Città Vecchia e altre poche aree del quartiere di al-Shifa. Intanto, ancora reazioni dall’estero sul referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno, fissato dalle autorità locali della regione autonoma per il 25 settembre. Contrari a quest’iniziativa Iraq, Iran e Turchia. “Fare un passo verso l’indipendenza del Nord dell’Iraq è un errore e una minaccia per l’integrità territoriale dell’Iraq”, ha dichiarato il presidente turco Erdogan nel corso di un’intervista televisiva in cui ha aggiunto che il referendum “non è nell’interesse di nessuno”. Elvira Ragosta ha intervistato  Alberto Rosselli, giornalista ed esperto dell’area:

R. – Contestualmente agli ultimi episodi di guerra, il Nord dell’Iraq pare destinato a essere liberato definitivamente dalle forze dell’Is, anche grazie all’intervento dei peshmerga e all’intervento dell’esercito nazionale iracheno. Diciamo che, in un momento così, in cui si sta per riassestare un clima di pace, non meraviglia che riemerga il problema dell’autonomia. Il governo di Baghdad aveva già concesso al Kurdistan iracheno una certa indipendenza di tipo amministrativo e dalle ultime notizie non vede di buon occhio questo referendum, che poi dovrebbe portare proprio a una consultazione fra i maggiori partiti del movimento curdo iracheno, cioè il Kdp del presidente Barzani, il Puk di Talabani e quello del centrista Gorran che, naturalmente, in questo caso, dopo grandi liti che hanno avuto negli anni passati, si trovano perfettamente d’accordo.

D. – Dopo l’Iraq, anche Iran e Turchia si sono dichiarati contrari a questo refedenrum: la vittoria del “sì” potrebbe dare il via a simili iniziative anche negli altri Stati in cui i curdi sono presenti?

R. – Questo è sicuro! Soprattutto in Turchia e la conflittualità tra Ankara e lo “Stato curdo” è lunghissima. Io direi che, mentre per l’Iran il problema potrebbe essere in qualche modo risolto con un accordo e magari ridimensionato con una forma di consultazione che potesse portare a un’autonomia di tipo amministrativo avanzata, per la Turchia invece la vedo differente, anche perché la maggior parte dei curdi che vivono in Turchia non sono tutti d’accordo sulla questione dell’autonomia amministrativa che in parte è stata già concessa, ma si sentono veramente un’enclave – anche dal punto di vista culturale – completamente diversa.

D. – La eventuale vittoria del “sì” a questo referendum nel Kurdistan iracheno che influenza potrà avere sul cammino verso l’autodeterminazione dei curdi?

R. – Rafforzerà quelle ali di partito – noi sappiamo che ogni Stato che abbiamo citato ha una componente curda che a sua volta è composta da partiti che possono essere partiti un po’ più estremisti o un po’ più centristi o un po’ più propensi al dialogo; sicuramente la vittoria del referendum – se una vittoria ci sarà per gli indipendentisti, chiamiamoli così – rafforzerà le ali estreme delle comunità curde presenti negli altri Paesi, perché a quel punto si faranno coraggio e tenteranno anche loro di seguire la stessa strada.

 

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2017/06/13/iraq_referendum_su_indipendenza_kurdistan/1318723

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